Nei piani del Governo Meloni c’è un taglio della NASPI, l’indennità di disoccupazione percepita da chi ha perso il lavoro non per propria volontà.
Non solo i percettori del Reddito di Cittadinanza stanno tremando ma anche i titolari di NASPI. L’esecutivo pianifica dei tagli.
Le casse dello Stato languono e le questioni da affrontare sono tante, troppe per i soldi a disposizione. Solo la Riforma delle pensioni richiederà milioni di euro, poi ci sono l’inflazione, il caro-bollette, gli aiuti economici alla popolazione. Dove prendere le risorse che mancano? Il primo martire sarà il Reddito di Cittadinanza, una misura sbagliata nella forma attuale, poco etica e inutile per il raggiungimento degli obiettivi prefissati. La Premier Meloni ha intenzione di modificare la prestazione, toglierla a chi può lavorare e riservarla unicamente a chi versa in reali condizioni di necessità economiche. Si vocifera, poi, di una seconda prestazione sacrificabile, la NASPI. Il Governo ha in progetto dei cambiamenti per recuperare parte dei 13 miliardi di euro spesi per l’indennità di disoccupazione.
NASPI, come cambierà secondo i piani del Governo Meloni
La NASPI costa più del Reddito di Cittadinanza. 13 miliardi l’una, 10 miliardi l’altra. Ridurre l’accesso alle misure significherebbe, dunque, recuperare miliardi che potrebbero essere spesi per alti utili interventi. Tra questi anche la creazione di posti di lavoro per non lasciare in mezzo alla strada milioni di cittadini.
L’idea è di diminuire sia i tempi di erogazione dell’indennità di disoccupazione sia l’importo erogato. Ad oggi i percettori di NASPI ricevono il 75% dell’ultimo stipendio mensile percepito prima della perdita involontaria del lavoro fino alla soglia di 1.250,87 euro e il 25% della parte eccedente. Il limite massimo è fissato a 1.360,77 euro. Dal sesto mese, poi, viene applicato un taglio del 3% (Legge di Bilancio 2022). Con le modifiche al sistema il taglio potrebbe scattare prima, intorno al quarto mese per incentivare i percettori alla ricerca di un’occupazione.
E in relazione alla tempistica?
Nei progetti dell’esecutivo c’è un taglio ai tempi di erogazione dell’indennità di disoccupazione. Al momento la prestazione è erogata per la metà dei mesi lavorati nei quattro anni precedenti alla perdita dell’occupazione fino ad un massimo di 24 mesi. Ebbene, con le modifiche alla misura si potrebbe passare dal 50% al 30 o 40% del periodo di fruizione arrivando, così, ad un massimo di 19 mesi.
Il pensiero del Governo è, dunque, ben definito. Basta con l’assistenzialismo, inutile e poco produttivo. I cittadini vanno aiutati non con sussidi economici ma con un lavoro.