I moduli fotovoltaici nel tempo sono diventati più performanti e meno costosi, grazie alle nuove tecnologie. Ma è davvero così? La risposta ci arriva da uno studio.
Ormai il fotovoltaico è destinato a far parte delle vite di tutti noi. Attualmente è la tecnologia più sponsorizzata tra quelle green e sostenibili. Un team di ricercatori però si è posto una domanda ben precisa e ha effettuato uno studio.
La domanda era: a fronte delle nuove tecnologie, un modulo fotovoltaico odierno dura di più rispetto a quelli meno recenti? E la risposta che è scaturita non è propriamente scontata. La riflessione è d’obbligo, anche perché il comparto del fotovoltaico ha vissuto, in pochissimo tempo, molte trasformazioni.
Per prima cosa ricordiamo ad esempio che i prezzi sono scesi anche fino all’85% rispetto al 2010, e dunque oggi passare a questa tecnologia è più conveniente. Inoltre le aziende, vista la crescente domanda, hanno dato il meglio in quanto a innovazione. Nuovi design, nuovi tagli di moduli, e miglioramenti in tutta la componentistica.
Ma tutto questo ha reso davvero i moduli più durevoli nel tempo? Un gruppo di esperti ha avviato una ricerca, ed ecco cosa ne è emerso.
I test sono iniziati nel 2017 e la volontà dei ricercatori era quella di capire gli eventuali miglioramenti dei moduli rispetto alle varianti meno recenti.
Marios Theristis, capo del team di esperti, ha spiegato il perché dei loro test: in pratica, nonostante la tecnologia avanzi, mancano dati a lungo termine sulle prestazioni dei moduli fotovoltaici. E in particolare sul loro degrado nel tempo.
Il gruppo di ricercatori ha così messo “sotto la lente d’ingrandimento” ben 834 pannelli, costituiti da 13 tipi di moduli, e appartenenti a costruttori diversi.
Secondo quanto motivato nello studio, pubblicato su Wiley Online Library, esistono alcuni aspetti che debbono essere vagliati e approfonditi. “Il mercato sta assistendo a un aumento delle dimensioni dei moduli, all’uso di nuovi materiali (ad es. rivestimenti antiriflesso e antisporco, vetro più sottile, nuovi incapsulanti e backsheet) o altri concetti come celle divise, design di interconnessione densa (shingling), o maggior numero e topologia di sbarre o fili. Tali concetti possono aumentare l’efficienza del modulo e ridurre i costi del bilanciamento del sistema (BOS), ma non è noto come questi cambiamenti influiscano sui tassi di degrado e sull’affidabilità a lungo termine.”
Ebbene, dopo aver testato numerosi modelli e variabili, anche climatiche, il team di ricercatori è arrivato a determinate conclusioni.
Non si tratta di notizie eclatanti, ma 13 sistemi analizzati hanno garantito un’ipotesi di durabilità anche superiore ai 30 anni. A fronte di 23 considerati al limite della garanzia. Alcuni invece sono risultati durevoli al pari dei vecchi modelli. Sapendo ciò, le aziende potranno migliorare ancora le performance, pur garantendo prezzi finali inferiori rispetto agli anni passati. E non può che essere un fattore incoraggiante.
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