In pensione nel 2023 con Quota 41 modificata, non solo per i precoci ma non per tutti. Queste le ultime notizie, quanto corrisponderanno alla realtà?
Nulla di certo sul piano pensionistico del nuovo Governo. L’attesa cresce tra i lavoratori prossimi alla pensione, quali scivoli si potranno utilizzare?
Un mese e mezzo e il 2022 ci lascerà, un nuovo anno inizierà e chissà se tanti dubbi e timori verranno risolti. Il periodo che stiamo vivendo è particolarmente difficile sotto vari punti di vista. Una recessione con l’inflazione alle stelle pende sulle nostre teste e le spese gravano sulle nostre spalle. L’incertezza sul futuro non riguarda, però, solamente il lato economico ma anche quello pensionistico. Ad oggi, infatti, i lavoratori non possono contare su alcuna certezza relativa agli scivoli pensionistici del 2023. Sembrerebbe confermata la proroga di Opzione Donna e dell’APE Sociale ma queste misure sono limitate ad alcune specifiche categorie di cittadini – le lavoratrici e gli invalidi al 74%, gli addetti alle mansioni gravose, i disoccupati e i caregiver. E tutti i restanti lavoratori? I precoci hanno una misura a loro dedicata che essendo strutturale sarà sicuramente attiva fino al 2024. Poi c’è la pensione di vecchiaia per tutti, naturalmente, e la pensione anticipata ordinaria per uscire dal mondo del lavoro con 42 anni e dieci mesi di contributi (41 anni e dieci mesi per le donne). Ma quella flessibilità tanto richiesta dai lavoratori verrà applicata a qualche nuovo scivolo?
Escludendo la possibilità di Quota 41 per tutti a causa dei costi troppo onerosi per lo Stato rimane l’ipotesi di una quota 41 modificata aggiungendo il paletto dell’età anagrafica. L’idea è di consentire l’uscita dal mondo del lavoro con 41 anni di contributi e il raggiungimento di 61 anni di età. Rimarrebbero tagliati fuori tanti lavoratori dal 1963 in poi e tutti coloro che non hanno alle spalle una carriera contributiva così lunga o continuativa.
Se si considerano età anagrafica e anni di contributi sarebbe più opportuno parlare di una quota diversa. Sommando 61 e 41 si arriva, in effetti, a 102, l’attuale Quota vigente fino al 31 dicembre 2022. Più che di Quota 41 modificata, dunque, si tratterebbe di Quota 102 modificata. In effetti una ipotesi che probabilmente è al vaglio del Governo prevede la maturazione dei requisiti con diverse combinazioni fino a raggiungere la citata Quota. Oltre 61 e 41, dunque, potrebbero valere 62 e 40, 63 e 39 e così via fino al limite di 66 anni di età e 36 anni di contributi.
Per conoscere in via definitiva come e quando lasciare il lavoro nel 2023 occorrerà attendere la Legge di Bilancio. I tempi sono ristretti, il Governo sta lavorando per definire tutti gli interventi da inserirvi tra cui i nuovi piano pensionistici. Dobbiamo attendere, dunque, qualche settimana per capire quale scivolo verrà introdotto per i lavoratori che, con molta probabilità, andrà ad aggiungersi a Opzione Donna e all’APE Sociale, misure confermate perché non comportano spese aggiuntive per lo Stato.
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