Dalla Russia vi è un gran via vai. I russi voltano le spalle al conflitto innescato dalle brame di Putin. C’è chi fugge perché contrario e chi scappa dalla mobilitazione.
Ad aiutare gli esuli vi è una associazione no profit con sede a Istanbul, l’Arca di Noè.
Il Cremlino deve fare i conti con il dissenso del suo popolo. I russi voltano le spalle al conflitto innescato dalle brame di Putin. C’è chi fugge perché contrario e chi scappa dalla mobilitazione proclamata qualche mese fa.
Ad aiutare gli esuli vi è una associazione no profit con sede a Istanbul, l’Arca di Noè. L’associazione è stata fondata da dissenzienti russi e sovvenzionata da diverse elargizioni provenienti da più direzioni. Lo scopo è quello di sostenere le persone che fuggono nei Paesi di arrivo. Stando all’Ong, che conta uffici anche in Armenia, Kazakhstan e Polonia, si contano complessivamente un milione, un milione e mezzo di cittadini russi scappati dalla Russia per via del conflitto scatenato dal presidente Putin.
Dalla Russia si va e si viene, non è semplice stilare un resoconto. Forbes Russia in ottobre parlava di circa 700mila emigrati a seguito della guerra. I servizi offerti dall’associazione sono molteplici: indicazioni sugli Stati dove gli esuli russi possono accedere anche privi di visto, assistenza legale, informazioni su potenziali asili politici, rifugi e appartamenti sicuri.
Attualmente, vista la chiusura delle frontiere europee, meta ambita dai più, sono in molti ad aver scelto la Turchia. Qui all’ingresso si riceve un visto dalla durata bimestrale, prorogabile per un altro mese nel caso di un’uscita e un rientro nel Paese.
Stando all’Ong, la percentuale delle istanze di cittadini russi per permessi di soggiorno annuali in Turchia è schizzata quest’anno di oltre il 360% in confronto al 2021. Malgrado tutto, sono tanti i russi a non fidarsi e a mantenere alta la guardia. Del resto la Turchia
non è una democrazia pienamente funzionante e il presidente Recep Tayyip Erdogan parla con Kiev ma anche con Mosca
come ha affermato Eva Roporot, trentenne accademica di Mosca e membra dell’Arca di Noè. Gli esuli russi avrebbero il timore che Mosca possa pretendere dalla Turchia il ritorno in patria forzato, appellandosi a ragioni prettamente politiche.
Le problematiche che affliggono gli esuli russi non sono poche: lavoro, ritiro contante e lingua in primis. Alcuni proseguono con lo smartworking,
altri sono riusciti a continuare la loro carriera artistica, come Oxxxymiron, rapper anti Putin arrivato a Istanbul dove continua a produrre musica con un messaggio contro la guerra.
L’associazione allestisce anche attività culturali per le persone della comunità esule. Solo qualche giorno fa la proiezione di Il trauma del testimone, documentario sui russi scappati nella capitale turca, regia di Taya Zubova, lei stessa fuggita a Istanbul.
Non mancano manifestazione di solidarietà e fratellanza anche da parte di ucraini che apprezzano la presa di posizione di questi dissidenti nei confronti del loro autocrate.
Presenti anche ucraini esuli dagli oblast occupati. Questa la testimonianza di uno di loro, Igor:
Quando la guerra è iniziata sono andato dalla mia famiglia in Lugansk, per cercare di proteggerli ma nei mesi successivi ho scelto di fuggire perché rischiavo di essere assoldato dalla nuova amministrazione filo russa per andare a combattere contro il mio popolo.
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