Contributi ed età anagrafica possono non essere sufficienti per poter accedere al pensionamento anticipato. In alcuni casi serve la soddisfazione di un requisito economico.
Scopriamo quando è necessario raggiungere un determinato importo dell’assegno pensionistico per lasciare il lavoro.
I lavoratori possono trovarsi in difficoltà nel momento in cui devono decidere quale forma pensionistica utilizzare per uscire dal mondo del lavoro. In Italia ci sono diverse misure tra cui scegliere, alcune delle quali strutturali – come la pensione di vecchiaia, la pensione per precoci e la pensione anticipata ordinaria – altre temporanee – come Opzione Donna, l’APE Sociale e Quota 103. Non avete ancora sentito parlare di questa nuova Quota? Si tratta dello scivolo introdotto dal Governo Meloni nella Legge di Bilancio 2023 per consentire il pensionamento con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Come possiamo notare gli anni di contribuzione sono tanti, eccessivi per chi non può vantare una lunga carriera lavorativa continuativa nel tempo. Chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996, ad esempio, può non raggiungere gli anni di contributi necessari per le diverse forme di pensionamento anticipato citate. C’è un’eccezione, però, che permette di lasciare il lavoro a 64 anni anche con 20 anni di contributi. Si chiama pensione anticipata contributiva.
La pensione anticipata contributiva si diversifica da ogni altra misura pensionistica perché prevede la soddisfazione di tre requisiti, uno anagrafico, uno contributivo e, infine, quello reddituale. Secondo la normativa, infatti, sarà possibile lasciare il lavoro solo se se raggiungerà un determinato importo dell’assegno pensionistico. Precisamente, oltre ai 64 anni di età e ai 20 anni minimi di contributi sarà necessario che la pensione sia almeno pari a 2,8 volte l’assegno sociale. Quest’ultimo nel 2022 è di 468,28 euro al mese, di conseguenza l’assegno pensionistico dovrà essere di minimo 1.311,184 euro.
Risulta fondamentale, dunque, sapere come calcolare l’importo della pensione. Il sistema di calcolo è quello contributivo. L’aliquota di riferimento per i dipendenti è del 33%, tale la percentuale di accantonamento delle somme mese dopo mese con riferimento alla retribuzione lorda utile ai fini previdenziali percepita dal lavoratore. Avendo come riferimento la somma dei contributi e il tasso di rivalutazione all’inflazione si potrà definire il montante contributivo.
Al montante contributivo occorrerà applicare i coefficienti di trasformazione che variano in base all’età del pensionamento del lavoratore. Si tratta di percentuali che aumentano al crescere dell’età del dipendente e favoriscono chi attende il pensionamento per un tempo più lungo. Il risultato ottenuto dovrà essere diviso per 13 ossia le mensilità in cui si percepirà l’assegno pensionistico. In questo modo si conoscerà l’importo e si potrà capire se si ha accesso o meno alla pensione anticipata contributiva per lasciare il lavoro in anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia.
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