Pensioni minime 2023, aumenti: chi sorride e chi no, e a quanto ammontano

Cosa c’è da sapere sulle pensioni minime 2023,: importi, chi sorride e chi sarà escluso in merito alle novità legate alla legge di bilancio. Dettagli a seguire

Tema quello delle pensioni minime 2023, oggetto tra le altre cose, di aumenti in relazione alla legge di bilancio che ha visto l’approvazione da parte dell’esecutivo: ma aumenti per chi, chi invece ne è escluso e quali gli importi.

pensioni minime 2023
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È un tema che desta grande attenzione quello in questione, con il Governo che si prepara per quanto concerne la rivalutazione e gli adeguamenti delle pensioni. Questo, tra i tanti temi e punti che l’Esecutivo sta affrontando.

Tale percentuale di rivalutazione sarà pari al 7.3 per cento, tuttavia occorre dire che in merito alla possibilità di fruire in forma piena, ciò non sarà per tutti. Riguarderà chi percepisce una pensione al mese non maggiore di quattro volte l’assegno sociale dell’INPS. Ovvero sia, al momento, 525,38 euro al mese.

Tali aumenti per chi ne beneficerà andranno su per giù da trentotto euro mensili per le minime a cinquanta due netti circa quelle da 1000 euro.  Non vi saranno adeguamenti per quanto concerne chi ha una pensione maggiore di quattro volte l’assegno sociale INPS. Sarebbe a dire di 2.101,52.

Medesimo discorso per chi ha un assegno che calcolato mediate il contributivo puro, dove come spiega TheWam.net, vi saranno delle penalizzazione circa la rivalutazione del trattamento minimo. Nel caso dei contributi puri, al fine dell’accesso alla pensione di vecchiaia, oltre ai requisiti anagrafici e contributivi, occorre il rispetto anche di uno economico. Quanto maturato rispetto alla pensione dev’esser pari quantomeno a 1.5 volte il trattamento minimo pensionistico.

Mediante la rivalutazione del 7.3 per cento, il tetto va a 11.142,30 euro. Per l’accesso alla pensione anticipata occorreranno sessantaquattro anni e venti di contributi, ma occhio anche ad un altro aspetto. Ovvero il trattamento al mese dev’essere quantomeno di 2,8 volte l’assegno sociale. Dunque in base al valore aggiornato, ammonterebbe a 20.798,96.

Pensione minima e aumenti: gli importi e quanto

Gli aspetti che si legano alle pensioni destano sempre grande attenzione, si pensi ad esempio all’accesso alla pensione a 58 anni: possibile, ma cosa cambia: c’entrano i figli.

Rispetto al tema in questione, dunque il tasso di rivalutazione deciso dall’Esecutivo sarà pari a 7.3 per cento, e si calcolerà e si applicherà in merito a trattamenti pensionistici non maggiori di 4 volte l’assegno sociale. Dunque, sin dal gennaio del prossimo anno, le pensioni minime toccherebbero quota 571,40 euro, con importi all’anno di 7.428,20.

Occorre tener presente che il fatto che il trattamento risulti minore del sopracitato importo non è sufficiente per ottenere il diritto all’integrazione. Ciò, dal momento che occorre il soddisfacimento anche di altri requisiti.

Soltanto chi ha una pensione mista, il cui calcolo avviene mediante retributivo e contributivo, potrà esser oggetto di rivalutazione. Quelle interamente contributive non godranno di tale beneficio e al contrario vi saranno penalizzazioni, si legge. Sino al doppio della minima attuale, dunque 14.856,40, vi sarà un’applicazione parziale dell’integrazione. Il calcolo: minima all’anno per 2 – reddito pensionato: 13.

Un soggetto che percepisse una pensione di 500 euro, il cui reddito annuale, fra quelli diversi, fosse di 13 mila euro, dovrà calcolare: 14.856,40 – 13.000:13 = 142,80. I quali si aggiungeranno alla minima ottenuta.

Come funziona l’adeguamento delle pensioni minime 2023 e tempistiche

Sin dal 01.01.23 si prevede un adeguamento del 7.33 per cento delle pensioni. Il calcolo di tale aumento è avvenuto in base ai dati ISTAT del 03.11.22. Si tratta di una percentuale provvisoria, poiché si andrebbe a rivedere a seconda dell’inflazione, già nel 2024.

Dunque si applicherà a partire dal gennaio prossimo e di anno in anno in base all’inflazione di quello prima. A seconda delle reale variazione di consuntivo dell’indice, potrebbero esservi recuperi, tanto a credito quanto a debito. E di riflesso relativi conguagli in relazione alla rivalutazione fatta l’anno dopo. La rivalutazione non si legherà soltanto alle pensioni, ma anche all‘assegno unico, e alele soglie ISEE.

Nel dettaglio, attualmente occorre un ISEE non maggiore di 15 mila euro per per accesso al massimo dell’Assegno Unico. A partire dal gennaio prossimo, ne bastare uno che non risulti maggiore di 16.095 euro.

In base alla rivalutazione delle soglie, l’importo minimo della misura per figli 2023 vi sarà soltanto raggiungendo, rispetto all’ISEE, pari a 42.920 euro. E non degli attuali quaranta mila.

A stabilire che gli importi della misura sopracitata, delle pensioni e delle soglie ISEE vadano necessariamente rivisti di anno in anno, è il comma 11 D.Lgs 230/2021. Ciò al fine della rivalutazione e della commisurazione rispetto agli aumenti dell’inflazione.

Rispetto all’assegno unico, il tasso di rivalutazione dovrebbe essere il medesimo rispetto a quello delle pensioni. Questi alcuni dettagli al riguardo. Ad ogni modo è opportuno approfondire temi, punti ed elementi, così da chiarire eventuali dubbi. Ed è bene informarsi presso esperti e competenti della materia per saperne di più


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