È possibile aprire uno studio professionale per lavorare da casa? E quali obblighi bisogna rispettare per esercitare l’attività professionale in appartamento o in una casa privata?
Ecco cosa deve fare chi vuole lavorare nella propria abitazione e quali adempimenti deve osservare.
Come deve fare chi vuole aprire uno studio professionale in casa? Una scelta dettata da svariati motivi, che vanno dalla comodità di lavorare a casa al desiderio di risparmiare sull’affitto o sull’acquisto di un locale lavorativo.
Poco importa la ragione per cui si vuole lavorare da casa. Più importante sapere che, a seconda del tipo di attività professionale che si vuole esercitare, devono essere osservati obblighi e adempimenti differenti. Senza dimenticare che chi abita in un palazzo dovrà prima consultare il regolamento condominiale se decide di aprire uno studio professionale.
In genere dunque è possibile aprire uno studio professionale a casa. Vanno però tenuti in conto diversi fattori. In primo luogo se lo studio è aperto o meno al pubblico. In seconda battuta se l’attività professionale svolta richiede modifiche strutturali agli spazi. E infine se l’appartamento in cui si abita si trova all’interno di un palazzo.
Chi opera da casa e svolge una professione che non richiede alcuna modifica agli spazi, come ad esempio un blogger che scrive articoli e non deve ricevere i clienti sul posto, ha un luogo di lavoro non aperto al pubblico. In questo caso non si presenta alcun tipo di problema né particolari obblighi, non essendo necessario cambiare la destinazione d’uso dell’immobile.
Diverso il discorso per altre professioni che, anche senza dover ricevere i clienti, hanno l’obbligo di rispettare alcuni requisiti fissati dalla legge perché il luogo di lavoro sia a norma. Chi vuole aprire uno studio professionale aperto al pubblico (es. uno studio medico) deve poi cambiare la destinazione d’uso. Inoltre se si vive in appartamento bisogna accertarsi che il regolamento condominiale permetta o comunque non ponga limiti alla possibilità di cambiare la destinazione d’uso degli ambienti. Ad ogni modo prima di aprire uno studio privato sarà necessario chiedere il permesso all’assemblea di condominio. A seconda del genere di divieto e di regolamento condominiale per poter esercitare la libera professione in un appartamento, occorrerà avere l’approvazione o del 50 per cento +1 dell’assemblea o dell’unanimità. Attenzione, perché senza questo passaggio i condomini potranno chiedere la chiusura dell’attività.
Altra cosa da sapere è che le norme del Tuir (Testo unico delle imposte sui redditi) consentono l’uso promiscuo dello studio-casa ai fini fiscali. E permettono anche di dedurre dal reddito del lavoratore autonomo una cifra pari al 50% della rendita catastale, relativamente agli immobili utilizzati in questo modo.
Se l’immobile è in leasing o in affitto, è possibile dedurre il 50% del canone. Sono inoltre deducibili – sempre al 50% – anche tutte le spese per eventuali ristrutturazioni, opere di ammodernamento e manutenzione,
Invece i professionisti che vogliono aprire uno studio professionale in casa devono cambiare la destinazione d’uso dell’abitazione che passerà da “residenziale” a “direzionale” (per uffici e studi). Ma dovranno osservare una serie di obblighi.
Come prima cosa, per cambiare destinazione d’uso di una parte dell’abitazione, occorre prima procedere al frazionamento dell’unità. Questo perché un immobile non può avere simultaneamente più di una destinazione d’uso. Perciò una parte della casa deve rimanere “residenziale”.
Bisogna poi che la possibilità di cambiare destinazione d’uso sia prevista dal piano regolatore comunale, oltre ad avere avuto l’ok da parte dell’eventuale condominio. Dove è possibile va anche inviata la Dia (dichiarazione d’inizio attività) al comune dove si intende svolgere l’attività, dopo averla fatta firmare e compilare da un tecnico abilitato. In alcuni comuni è possibile anche solo inviare la Scia (segnalazione certificata d’inizio attività).
Nel caso in cui si rendano invece necessarie delle variazioni strutturali per aprire lo studio professionale nella propria abitazione, chiaramente il procedimento richiederà tempi maggiori. Occorre infatti avere il permesso per costruire e le variazioni devono essere comunicate all’ufficio catastale per la mutazione di categoria edilizia. Cambiando destinazione d’uso, infatti, cambiano pure Tasi, Tari, e Imu. Altra cosa da aver presente: serve anche avere la certificazione di agibilità rilasciata sempre dal comune.
Non c’è alcun ostacolo per chi vuole esercitare la libera professione in un appartamento in affitto. A condizione che non abbiano nulla in contrario sia il condominio che il proprietario dell’immobile. Oltre al fatto che i locali devono avere le destinazioni d’uso necessarie.
Nel caso in cui i locali affittati fossero concessi sia a uso abitativo che lavorativo, ma dovessero avere come destinazione d’uso soltanto quella abitativa, in quel caso il contratto di locazione sarebbe illegittimo. Con una serie di conseguenze per il proprietario di casa, tra le quali anche la risoluzione del contratto stesso. L’affittuario però ha la possibilità di risolvere il contratto soltanto se ignorava quale fosse la destinazione d’uso dell’immobile.
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