La crisi energetica del 2022 ha colpito anche il pellet venduto a 15 euro al sacco. Ma ci sono buone notizie in arrivo.
Il bio combustibile di origine legnosa ha sempre rappresentato un’alternativa economica all’utilizzo del gas metano. Di fatto, il pellet per anni è stato preferito al gas per due caratteristiche principali: ottime capacità di calore e prezzo conveniente.
Purtroppo, la crisi del gas del 2022 ha fatto lievitare la domanda di pellet. Secondo le regole del mercato all’aumentare della domanda corrisponde un aumento di prezzo. Ed è così che i cittadini hanno visto lievitare i costi di un sacco di pellet, che hanno raggiunto cifre impensabili prima.
Lo scorso anno, infatti, gli utilizzatori di stufe a pellet hanno dovuto fare i conti con un prezzo raddoppiato e triplicato, rispetto all’anno precedente. Si è arrivati a pagare un sacco di pellet 15 euro. Ma a quanto pare ci sono ottime notizie in arrivo, con previsioni che parlano di un crollo del prezzo del pellet, previsto per il 2023.
Sebbene i prezzi del pellet, nel corso degli ultimi dodici mesi, è lievitato in maniera esponenziale esso rappresenta, comunque, la soluzione più conveniente rispetto al gas metano. Dopotutto, anche quest’ultimo ha visto crescere notevolmente i suoi costi. In sostanza, la convenienza è rimasta invariata, seppur caratterizzata da un esborso maggiore da parte dei consumatori.
Ma, a quanto pare, ci sono ottime notizie in arrivo, con previsioni che parlano di un crollo del prezzo del pellet previsto nel corso del 2023.
Così i consumatori potranno finalmente dire addio al pellet a 15 euro al sacco. Ad ogni modo, nonostante i rincari del 2022, il pellet rimane uno dei biocombustibili più apprezzati dagli italiani, così come confermato anche da ARERA.
Le ragioni dietro l’incremento del prezzo di pellet sono legati all’aumento della domanda. Di fatto, anche le stufe a pellet, nel 2022, hanno avuto un costo maggiore, per lo stesso motivo.
In sostanza, quando in estate si parlava della possibilità che la Russia chiudesse il gasdotto Gazprom, molti cittadini hanno temuto di rimanere al freddo durante l’inverno 2022. Per questo motivo, c’è stata una vera e propria corsa ai ripari, che ha comportato la crescita della domanda di pellet e di stufe a pellet.
I fruitori si saranno accorti che quest’anno è stato molto più difficile accaparrarsi il biocombustibile. Infatti, in molti casi si è optato per soluzioni alternative, come il nocciolino.
Vi è poi un altro elemento che ha influito sull’aumento di prezzo e riguarda il fatto che, l’Italia, nonostante sia uno dei principali consumatori di pellet, importa la biomassa per l’85% dalla Slovacchia, dalla Repubblica Ceca, dall’Austria e dalla Croazia. Infatti su un totale di 3,35 milioni di tonnellate consumate, solo 450.000 tonnellate sono prodotte nel nostro paese. Questo dato determina un inevitabile aumento del valore del prodotto.
Dopo gli aumenti registrati nel corso del 2022, le previsioni per il 2023 sembrano essere rosee. A quanto pare, il costo del pellet si sta ridimensionando.
Tra l’altro, con l’approvazione della Legge di bilancio 2023, è prevista una riduzione dell’IVA applicata all’acquisto di biomasse. Si passerà, dunque, dal 22% al 10% di IVA, con una riduzione del prezzo di almeno il 12%.
Ma ci sono anche altre ragioni che porteranno ad una riduzione del costo del pellet. Innanzitutto il ridimensionamento del prezzo del gas naturale, che sta ritornando ai livelli precedenti allo scontro militare tra Russia e Ucraina.
Un’altra motivazione invece è legata alla riduzione del prezzo del legno sul mercato internazionale. Infatti, dopo aumenti registrati negli ultimi anni e con l’aumento del tasso di inflazione del 2022, ora si dovrebbe assistere ad una lenta riduzione dei prezzi. Inoltre, pare che i grossisti abbiano i depositi pieni di legna, acquistata a prezzi molto alti e ora costretti a svendere la merce per recuperare l’investimento.
Dunque, per diversi fattori, nel 2023 si assisterà ad una lenta e graduale discesa del prezzo del pellet. Con buona pace di tutti i consumatori.
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