Molti non lo sanno ma c’è un caso in cui il creditore può salvare un debitore dal pignoramento conto corrente.
Il pignoramento del conto corrente è una procedura amministrativa che serve a bloccare le somme di denaro presenti sul deposito bancario, in attesa che un giudice emetta una sentenza. Generalmente questa procedura viene avviata per tutelare un soggetto terzo, ovvero il creditore, nei confronti della titolare del conto corrente.
La legge stabilito quali sono i limiti al pignoramento di un conto corrente. Ovvero il tetto massimo di pignorabilità, oltre il quale la procedura amministrativa può considerarsi illegale.
In molti non sanno che c’è un caso in cui il creditore, con il proprio intervento, può bloccare il pignoramento del conto corrente.
Pignoramento conto corrente: di cosa si tratta
Il pignoramento del conto corrente si verifica quando un soggetto ha maturato un debito nei confronti di un creditore. In tal caso, per tutelare il creditore, il tribunale avvia una procedura di pignoramento che è preceduta dal congelamento delle somme di denaro presenti sul deposito bancario.
Così facendo si impedisce al titolare del conto corrente di effettuare movimenti, come prelievi o transazioni di denaro, che potrebbero sottrarre soldi dal deposito.
L’ordinamento giuridico italiano, dunque, prevede che sia possibile pignorare il conto corrente di una persona. Fermo restando che stabilisce il cosiddetto “minimo vitale”, cioè una somma al di sotto della quale non è possibile pignorare.
In sostanza, il minimo vitale rappresenta l’importo oltre il quale non è possibile prelevare in maniera forzosa il denaro dal conto corrente del debitore.
Questa regola rappresenta una tutela nei confronti del debitore, ovvero del titolare del conto corrente bancario. Essa serve a garantire una somma di denaro minima, che permetta al debitore di per vivere dignitosamente.
In base al regolamento attualmente in vigore, il minimo vitale è rappresentato dall’importo che corrisponde al triplo dell’assegno sociale. In base ai dati del 2022, l’importo non pignorabile è pari a 1381,26 euro.
Tuttavia, il Decreto aiuti bis ha introdotto un’importante novità che riguarda i limiti di pignoramento per i pensionati. Di fatto, è stato innalzato il limite fino a 1000 euro. In questo modo, il pensionato, a differenza del lavoratore dipendente, può godere di un minimo vitale che corrisponde a 1,5 a volte il valore dell’assegno sociale.
Il creditore può salvarti: ecco in quale caso
Ora che sappiamo cos’è un pignoramento e qual è il limite vitale oltre il quale non è possibile eseguire un prelievo forzoso su conto corrente, scopriamo in quale caso in cui l’Agenzia delle Entrate può correre in nostro soccorso.
Quando un debitore matura un debito nei confronti di Comuni, Province e Regioni la riscossione del credito, spesso, è affidata a società private che, nella maggior parte dei casi, sono convenzionate dagli enti stessi.
Delegare una società di riscossione privata comporta una dilazione dei tempi esecutivi. In pratica, scegliendo di affidarsi ad una società privata, i tempi si allungano e c’è il rischio di prescrizioni o ritardi delle notifiche degli atti.
In queste situazioni, il debitore ha la possibilità di presentare ricorso contro il congelamento delle somme di denaro presenti sul conto corrente bancario.
Dopotutto, così come stabilito dalla legge italiana, il pignoramento è possibile solo se il debitore non si oppone alla richiesta di pagamento da parte dell’Agenzia delle Entrate.
La prescrizione di un pignoramento
Un pignoramento va in prescrizione quando trascorre il termine previsto dalla legge per la riscossione del debito.
In base al tipo di pignoramento sono previsti diversi periodi di prescrizione. Nello specifico, il pignoramento mobiliare, inizia immediatamente dopo la notifica dell’atto di precetto.
In questo caso, l’intervento dell’ufficiale giudiziario deve avvenire non prima di 10 giorni della notifica e non oltre 90 giorni. Inoltre è necessario che il creditore depositi in cancelleria la nota di iscrizione a ruolo e le copie conformi del verbale del titolo esecutivo e del precetto, entro i 15 giorni successivi al pignoramento.
Nei 45 giorni che seguono la notifica di pignoramento occorre inviare domanda di vendita dei beni pignorati o chiederne l’assegnazione diretta. Il creditore che non opera in questo modo fa scattare la prescrizione del pignoramento.
Il pignoramento immobiliare, invece, è quello che ricade su beni immobili come case, terreni e appartamenti. Esso è anticipato da una notifica al debitore e agli eventuali comproprietari del bene. Inoltre, è necessario che avvento la trascrizione nei pubblici registri immobiliari.
Anche questa forma di pignoramento ha un termine di prescrizione, che dipende dall’iniziativa del creditore. Di fatto, la legge prevede che il creditore debba depositare, entro 30 giorni, la nota di iscrizione a ruolo e le copie conformi del titolo esecutivo del precetto dell’atto di pignoramento e della nota di trascrizione.
Inoltre, entro 45 giorni, il creditore deve depositare la nota di iscrizione e l’istanza di assegnazione o di vendita dei beni immobili pignorati.
Vi è poi il pignoramento presso terzi, per i quali non sono previsti termini di scadenza. Dell’atto di precetto occorre attendere l’udienza del tribunale, con la quale il giudice autorizzerà l’assegnazione delle somme di denaro pignorate.