Un testo che delinea gli obbiettivi del RepowerEu della Commissione europea, prevede che per rendere i paesi Ue indipendenti dai combustibili fossili e ridurre le emissioni nocive le caldaie a gas cadranno in disuso.
Si tratta di un piano che prevede di abbandonare velocemente le caldaie a gas, con il loro declassamento a partire dal 2025, fino allo stop a qualsiasi tipo di incentivo e al divieto di venderle dal 2029.
A dirlo non una legge, ma la possibilità che lo diventi è molto alta. Una prospettiva che può impensierire oggi moltissime famiglie; circa l’85 per cento delle abitazioni in Italia è riscaldata proprio con impianto a gas, per un totale di circa 17 milioni di caldaie.
Quali soluzioni è possibile adottare per ridurre le emissioni di polveri sottili e il consumo di gas naturale?
La migliore soluzione per ridurre le emissioni è accelerare la riqualificazione energetica e ambientale dei generatori domestici. Le ragioni per porsi questo obbiettivo sono varie; la sostituzione di apparecchi obsoleti, l’incremento dell’efficienza energetica degli edifici e l’indipendenza dal gas proveniente dall’estero.
Tra gli strumenti principali per incentivare la sostituzione di apparecchi obsoleti con soluzioni più efficienti troviamo il Conto Termico che può arrivare a coprire il 65% della spesa per un nuovo apparecchio certificato.
Esiste un’alternativa sostenibile alle caldaie tradizionali che è alla stregua delle pompe di calore. Un intervista ad AIEL, Associazione Italiana Energie Agroforestali, mette in evidenza come sia possibile creare l’alternativa nel prossimo futuro di caminetti aperti e chiusi, stufe a legna, stufe a pellet, caldaie a legna o pellet. Sono tutte tecnologie di combustione ormai obsolete che producono polveri sottili, il PM10.
Considerando il particolato complessivo emesso in atmosfera, il riscaldamento domestico, con il 17%, è la terza fonte di emissioni nocive dopo il trasporto su strada e l’agricoltura. Gli apparecchi più virtuosi tra questi in termini di emissioni sono le stufe a pellet di recente costruzione.
L’opzione possibile, che può da subito sostituire le caldaie tradizionali e fornire un alternativa ai sistemi di riscaldamento a combustione di biomasse è la caldaia a idrogeno. Si tratta di una caldaia dotata di un bruciatore catalitico che riscalda l’ambiente innescando l’idrogeno tramite un processo di ossidazione e senza necessità di energia elettrica. La combustione dell’idrogeno genera energia termica, facilmente e immediatamente utilizzabile.
Esiste a questo proposito già un brevetto made in Italy, realizzato dalla società E.HY. Energy Hydrogen Solution, fondata a Pisa. Il modello è diventato un punto di riferimento per le aziende del settore in tutto il mondo. La caldaia HYDRO ha un costo che oscilla tra i 6 e gli 8 mila euro, comprese le spese per l’installazione. La manutenzione di questo tipo di caldaia ha un costo di circa 600 euro all’anno.
La scelta del tipo di apparecchio dipende naturalmente dalle caratteristiche dell’immobile e dalle esigenze di ogni famiglia. Gli elementi fondamentali da tenere sempre in considerazione quando si sceglie un nuovo impianto di riscaldamento sono: la qualità del generatore e la sua installazione in base alle caratteristiche costruttive dell’abitazione, come l’isolamento termico e il tipo di infissi.
Adeguare milioni di case degli italiani alle nuove norme ecologiche in discussione a Bruxelles, coinvolgerà gli edifici residenziali per portarli dalla alla classe energetica E entro il 2030 e alla D entro il 2033.
Un compito non facile soprattutto per le spese. L’esborso che sarà sicuramente sostenuto da contributi statali comporterebbe secondo le stime una cifra vicina ai 1.400 miliardi di euro. L’investimento consentirebbe il risparmio energetico per gas ed elettricità di 60 miliardi di euro.
Le altre alternative alle caldaie a gas più diffuse oltre le pompe di calore sono gli apparecchi a gas che utilizzano una miscela di biocombustibili e idrogeno. Si tratta di apparecchi ibridi, già esistenti e pronti a contribuire alla decarbonizzazione.
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