Mentre a marzo è atteso un altro rialzo dei tassi dello 0,50% Francoforte può proseguire gli incrementi fino alla fine dell’anno con effetti tangibili sui debiti, prestiti e alcuni BTP.
I tassi di interesse non sono l’unica variabile ad avere un effetto deterrente sugli investimenti finanziari; l’avversione al rischio verso il sistema economico italiano è sostenuta anche dall’inflazione che non ha raggiunto ancora il suo apice.
L’inflazione effettiva è un indicatore utile a mostrare quello che si nasconde dietro il dato medio. Questo incide in modo diverso su ogni famiglia e in particolare su quelle che concentrano la maggior parte delle proprie spese sui beni e sui servizi di base come l’energia e i prodotti alimentari.
A dicembre 2022 l’inflazione misurata da ISTAT segna +11,6% anno su anno. A seconda dell’impossibilità di modificare i propri consumi, data la prevalenza di quelli di base l’inflazione effettiva per le famiglie varia dall’11,5% al 18,3%. Ragionando in termini assoluti, l’inflazione costa alle famiglie su base annua tra i 2.000 e i 4.000 euro in più.
Alla luce di ciò una famiglia italiana dovrebbe risparmiare tra il 10% e il 15% delle sue entrate. Rinunciare ai consumi o attingere ai risparmi a questo ritmo può portare i suoi effetti più significativi verso la fine del 2023.
Il costo del denaro che non sembra dover essere ridimensionato prima del 2024 ha invece già mostrato tangibili effetti sui prestiti: dopo anni di crescita a dicembre hanno segnato la flessione mensile più incisiva di sempre. Il motivo principale è il costo medio del credito che segna una brusca impennata.
La maggiore percezione del rischio è confermata dal quadro di gennaio che Bankitalia ha fatto del mercato italiano. Nel quarto trimestre 2022, la domanda di prestiti da parte delle famiglie è anch’essa diminuita sia per i mutui che per il credito al consumo. Si tratta dell’effetto complessivo e voluto della politica monetaria restrittiva.
Il trimestre in corso mostrerà presto su nuove analisi i segni del rallentamento economico. Bisognerà attendere la sua conclusione; intanto circola già la richiesta di finanziamento del debito pubblico che periodicamente il Mef traduce nell’emissione di nuovi Titoli di Stato.
Si tratta in questo caso di tre BTP a medio e lungo termine: la prenotazione da parte del pubblico è prevista entro il 13 febbraio 2023 mentre la scadenza per le domande in asta avverrà alle ore 11,00 del 14 febbraio 2023.
Questi BTP sono l’ennesima occasione per entrare a mercato cavalcando la nuova incertezza economica e sfruttando così gli alti rendimenti. Questo è vero in particolare per i BTP a 3 anni; quello in emissione a febbraio è la nona tranche con scadenza il 15 gennaio 2026. Si tratta di un BTP che offre una cedola annuale del 3,5% la cui prossima scadenza cade il 15 luglio 2023.
Il BTP 2026 con Codice ISIN IT0005514473 sarà emesso per un importo compreso tra i 3 e i 3,5 miliardi di euro.
Il secondo e il terzo BTP si innestano su una prospettiva di più lungo periodo: la scadenza a 7 e 15 anni può attraversare completamente le varie crisi in corso.
Si tratta nel dettaglio di Titoli in grado di superare le sofferenze dei crediti classificati dagli istituti come scaduti o probabili inadempienze. La loro percentuale rimane contenuta rispetto al picco critico del 7,5% raggiunto durante la crisi sovrana del 2012.
Pure la qualità del credito segna un’inversione di tendenza. Secondo il recente outlook 2022-24 di Abi-Cerved, nel 2022 il tasso di deterioramento delle aziende italiane è passato dal 2% del 2021 al 2,3% attuale. Sono numeri che non sono in grado di avere impatti rilevanti con rendimenti sui Titoli di Stato che possono subire una pressione solo a fine anno. Allora i crediti inesigibili potrebbero arrivare al 3,8% a causa del fuoco incrociato di caro energia, prezzi delle materie prime e la fine dei sostegni del periodo Covid.
Nel dettaglio delle due emissioni il BTP 7 Anni con Codice IT0005519787 è la settima tranche con scadenza il 15 dicembre 2029. La cedola annuale offerta per questo titolo sconta più delle scadenze a breve termine l’impossibilità di prevederne l’esito. La prossima cedola che scadrà il 15 giugno 2023 paga un interesse annuo del 3,85%.
Il BTP 2029 sarà emesso per un importo compreso tra i 3 e i 3,5 miliardi di euro.
Si abbassa invece la convenienza nella sottoscrizione della sesta tranche del BTP 2038.
L’ultimo dei tre BTP di febbraio. Il BTP con Codice ISIN IT0005496770 e scadenza il primo marzo 2038 verrà infatti emesso per un importo minore, compreso tra 1 e 1,5 miliardi di euro. Il Titolo della durata di 15 anni pagherà la sua prossima cedola annuale il primo marzo 2023 per un interesse pari al 3,25%.
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