In tema di sanatoria cartelle esattoriali 2023, un’agevolazione che è di aiuto a non pochi contribuenti, c’è un dettaglio non di poco conto. Infatti aderire al meccanismo di pace fiscale comporta dover abbandonare l’idea del ricorso contro la cartella. Vediamo più da vicino.
In questo periodo si parla spesso della rottamazione quater delle cartelle esattoriali, ovvero quello che è già stato ridefinito più volte ‘condono delle cartelle’.
In concreto è una nuova finestra per chiudere una volta per tutte le pendenze fiscali e contributive in essere pagando soltanto la quota capitale del debito. La previsione della rottamazione è all’interno della manovra, che disciplina infatti anche la definizione agevolata delle cartelle, la quale vuole costituire una sorta di ‘salvagente’ per quei cittadini e contribuenti non in regola con i versamenti nei confronti del Fisco.
La rottamazione cartelle dunque altro non è che l’espressione di quella pace fiscale tra i punti chiave dell’agenda di Governo nei primi mesi di insediamento a Palazzo Chigi. Ricordiamo brevemente che sono inclusi nella definizione agevolata i debiti inclusi nei carichi affidati all’Agente della Riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno dello scorso anno, anche nel caso nel quale siano stati già oggetto di differenti e anteriori meccanismi agevolativi. Ebbene, tra i vari aspetti degni di nota ve ne è in particolare uno che merita qui attenzione e che potrebbe sfuggire a più di un contribuente. Ebbene, aderire alla rottamazione significa dove dire addio al possibile ricorso. Che significa esattamente? Lo vedremo insieme nel corso di questo articolo.
Ne abbiamo già parlato diffusamente in queste pagine. La rottamazione delle cartelle esattoriali o definizione agevolata dei carichi fiscali comporta l’estinzione dei debiti con l’erario evitando il versamento di sanzioni sulle somme dovute, oltre al versamento degli interessi di mora. Un bel vantaggio per il contribuente senza dubbio, ma c’è il rovescio della medaglia: viene meno infatti anche il diritto a fare ricorso. Ricordiamo però anche che grazie a cancellazione, stralcio e rottamazione è possibile da un lato chiudere la pendenza e dall’altro risparmiare qualcosa nell’operazione con cui si salda ciò che resta dal pagare al Fisco. Per quest’ultimo vi è il parziale risultato di intascare almeno una parte del debito, invece che attendere all’infinito il versamento dell’intero dovuto pre definizione agevolata.
Attenzione però, perché cancellazione e stralcio attengono soltanto a cartelle esattoriali di importo molto ridotto. Sommando interessi, sanzioni e debito in gioco la cartella esattoriale non deve essere di valore al di sopra di 1.000 euro. Non solo. Non dimentichiamo che si tratta di una misura che vale a favore dei debiti più lontani nel tempo, i cosiddetti debiti inesigibili, e che al Fisco costerebbe più riscuotere piuttosto che eliminare con la definizione agevolata 2023.
La rottamazione quater, di cui troviamo disciplina nell’ultima legge di Bilancio 2023, è invece un meccanismo di più ampia portata, e soprattutto al quale possono aderire tutti, con debiti vecchi o nuovi, e con cartelle esattoriali di importo ridotto o alto. Ecco perché nel quadro delle misure di pace fiscale, la rottamazione con tutta probabilità sarà lo strumento che attrarrà più contribuenti che intendono chiudere una volta per tutte le loro pendenze con il Fisco.
La rottamazione quater è vantaggiosa per una serie di motivi, tra cui quelli che seguono:
Insomma si tratta di un meccanismo conveniente, ma attenzione perché – come accennato sopra – chi vi aderisce deve rinunciare a ogni ipotesi di ricorso per la cartella per la quale si richiede la definizione agevolata. Proprio così: se si aderisce a questa sorta di compromesso, entro il 30 aprile di quest’anno, la definizione agevolata comporterà di dire addio ad un possibile ricorso per la cartella esattoriale in questione. E non vi sono dubbi a riguardo siccome si tratta di previsione di cui all’ultima legge di Bilancio. Altro aspetto degno di nota è che non soltanto non si potranno attivare nuovi ricorsi, ma anche il contribuente dovrà abbandonare quelli o quello eventualmente in corso.
Insomma, è vero che la sanatoria delle cartelle esattoriali può nascondere delle trappole che non sono così evidenti. Se un contribuente sa di essere nel giusto e di non aver dato luogo ad alcuna irregolarità fiscale, è preferibile non tralasciare la via del ricorso contro la cartella esattoriale, perché altrimenti si rischia di pagare – seppur ‘in parte’ – una cartella in realtà non dovuta. Pensiamo ai casi degli errori formali o di calcolo: si tratta di quelle situazioni in cui facendo un ricorso si avrebbero alte possibilità di uscirne vittoriosi, senza risultare debitori su nulla nei confronti del Fisco.
In alternativa, scegliere la rottamazione significa obbligarsi a pagare una somma che, in un ricorso, potrebbe emergere come non dovuta. La scelta relativa a che cosa sia meglio fare spetta al singolo contribuente: il ricorso andrebbe fatto comunque, nel caso vi siano elementi e prove utili a dimostrare l’infondatezza della cartella esattoriale. Tuttavia vi sono da calcolare le spese legali e le lungaggini burocratiche. Il gioco potrebbe non valere la candela, insomma. Ecco perché se si hanno dubbi sull’esito del procedimento di impugnazione della cartelle esattoriali, è preferibile aderire quanto prima alla rottamazione quater.
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