Nuove assunzioni per velocizzare l’attuazione degli obbiettivi del PNRR, ed anche tra i pensionati della PA. Ecco gli scenari che prefigura il decreto PNRR all’esame del Consiglio dei Ministri ed alcuni utili chiarimenti sulle mosse delle istituzioni contro la fuga dei cervelli.
La possibilità di far lavorare di nuovo i pensionati della PA torna in auge. Si tratta di un’ipotesi non nuova e che dunque non deve sorprendere eccessivamente, pur considerato che la ‘deroga’ del conferimento di incarichi di vertice nella Pubblica Amministrazione era stata esclusa nel decreto Milleproroghe.
Ritenuta inammissibile, la possibilità citata si ripresenta nell’ambito dell’iter che riguarda un altro importante testo, vale a dire il decreto PNRR.
Di seguito ne parleremo con maggior dettaglio, sottolineando come – per questa via – sarebbe superato quel vincolo della riforma Madia, predisposto appositamente per evitare una situazione come quella appena accennata. Insomma, che cosa potrebbe cambiare nel mondo della Pubblica Amministrazione, di qui a breve? Davvero per i pensionati si può palesare il ritorno al lavoro (retribuito) nell’ambito del pubblico impiego? Scopriamolo insieme.
Pensionati di nuovo assunti nella PA? Ecco cosa succederebbe
Lo abbiamo appena accennato: si tratta di una deroga che, di certo, non risponde a logiche di staffetta generazionale e di turnover nella PA. Insomma, in caso di sua effettiva introduzione – al momento non vi è ancora nulla di ufficiale – due sarebbero le conseguenze:
- gli incarichi di vertice (anche molto ben retribuiti) di durata pluriennale presso enti, istituti o aziende nazionali e di competenza dell’amministrazione statale sarebbero attribuiti a pensionati, ovvero a soggetti che hanno già svolto la loro carriera e hanno conseguito i requisiti anagrafici e contributivi per uscire dal mondo del lavoro;
- salterebbe il paletto fissato dalla riforma Madia, il quale consente ai titolari di pensione di occupare posizioni di alto rilievo nella PA, ma senza costi per lo Stato – ovvero senza retribuzione – e per un anno solo.
Ma sono diverse le novità che ci aspettano nel decreto PNRR, un provvedimento che intende riformare la governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza, accentrando i poteri a palazzo Chigi. Previste inoltre stabilizzazioni, nell’ottica di trattenere i giovani formati e laureati nel nostro paese.
La deroga si contrappone all’obiettivo stabilizzazioni di cui al decreto PNRR
Nel quadro del decreto PNRR, in queste ore all’esame del Consiglio dei Ministri, vi è una prioritaria necessità. Ci riferiamo alla stabilizzazione degli esperti del PNRR (500) a partire da marzo, i quali al momento hanno un contratto a tempo determinato. Certamente si tratta di una mossa anti lavoro precario, senza dimenticare inoltre che le stabilizzazioni sono in vista anche per i funzionari assunti con il concorso pubblico Coesione (2.800) per potenziare le PA del Meridione.
La volontà è evidente: contrastare la fuga di esperti che sta impedendo alle amministrazioni pubbliche di sfruttare competenze e preparazione di figure esperte e giovani, per ciò che attiene all’attuazione degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
C’è poi un altro dato interessante, e che dunque merita qui di essere ricordato. L’associazione Formez PA – Centro servizi, assistenza, studi e formazione per l’ammodernamento delle P.A ha analizzato i concorsi pubblicati nel 2021-2022, scoprendo che soltanto l’80% dei posti a tempo determinato messi a bando nel periodo considerato, risulta oggi coperto. Invece è 88% la percentuale dei posti coperti a tempo indeterminato. Urgono insomma adeguate contromisure.
Considerazioni finali
Nel corso di questo articolo abbiamo visto che le novità, nel decreto PNRR, non mancheranno. All’orizzonte, come accennato, la possibilità di nuovi contratti per incarichi di vertice – con relativa retribuzione – per i pensionati della PA, ma anche le stabilizzazioni appena menzionate, che in qualche modo faranno da contrappeso.
Non dimentichiamo poi che il principale target del decreto PNRR all’esame del Consiglio dei Ministri in queste ore – ed ormai in dirittura di arrivo – è comunque quello di riformare la governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza, focalizzando i poteri a palazzo Chigi. Ciò secondo gli osservatori, dovrebbe portare ad un’esecuzione più efficiente e spedita dei lavori di cui al Piano. In concreto, le prospettive indicano una struttura di missione e di nuova regia che sarà inserita nella presidenza del Consiglio, grazie ad alcune figure chiave, tra cui 50 funzionari in più rispetto a quelli operativi al momento. Secondo quanto emerso finora, la struttura di missione avrà il delicato compito di individuare e segnalare alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni le azioni utili a risolvere alcune problematiche nella realizzazione degli obietti di cui al PNRR.
E, come suddetto le opportunità di nuovi inserimenti, ed anche tra i pensionati, non mancheranno: ciò servirà a velocizzare i progetti del Recovery grazie ai contributi di un numero maggiore di esperti. Infine ricordiamo anche che il decreto che nella giornata del 16 febbraio arriva in Cdm comporta l’assunzione di 112 Vigili del Fuoco e di 5 funzionari per l’Antitrust, quasi a voler significare che si tratta non soltanto di una riforma della governance del PNRR, ma anche di un vero e proprio piano generale di nuove assunzioni.