Non solo le spinte alla modifica di Opzione donna che, per come è strutturata oggi, prevede requisiti di pensionamento più severi del recente passato. In vista anche la possibile novità dei 4 mesi di anticipo per ogni figlio a tutte le forme pensionistiche per le donne. Ecco che cosa potrebbe cambiare a breve.
Da più parti in questo periodo è stata manifestata l’esigenza di tornare al meccanismo di Opzione donna applicato lo scorso anno, alla luce di recenti restrizioni ai requisiti che, di fatto, permetteranno ad un numero molto più basso di lavoratrici di accedere a questa forma di pensionamento agevolato.
Le ultime notizie in materia ci indicano che il Ministero del Lavoro ha appena avviato un’interlocuzione stabile con il Movimento Opzione Donna: vi è stato infatti un incontro tra il Ministro Calderone e le rappresentanti del Movimento. È stata l’occasione per discutere delle prospettive di Opzione donna in vista di possibili modifiche, ma anche per chiarire la necessità di una riflessione sulla questione lavoro e previdenza, in vista di una riforma strutturale ed organica di tutto il sistema pensionistico.
Che cosa potrebbe dunque cambiare per Opzione donna? Quali novità ci attendono? Cerchiamo di fare il punto della situazione di seguito, anche alla luce delle ultime indiscrezioni emerse sul sito del Ministero del Lavoro e di una recentissima ipotesi che modificherebbe il pensionamento di tutte le donne. I dettagli.
Nessun dubbio a riguardo: il Governo sta lavorando alla riforma delle pensioni. Il più recente incontro del tavolo tecnico ha avuto come oggetto le pensioni per le donne, a cominciare da Opzione Donna, notevolmente mutata dall’ultima Legge di Bilancio.
Non solo. Il Ministro del Lavoro ha mostrato di condividere l’obiettivo del Movimento Opzione donna, ovvero ampliare la platea delle destinatarie dell’anticipo pensionistico. Chiaramente però aumentare il numero delle beneficiarie rendendo meno rigidi i requisiti, imporrà l’individuazione di adeguate coperture finanziarie.
Ebbene, come accennato in apertura, è stato anche ipotizzato un nuovo meccanismo per il pensionamento, distinto da Opzione donna, ovvero la possibilità per le donne di un anticipo pensionistico di 4 mesi per ogni figlio. Si tratterebbe insomma di uno sconto sul requisito di età pensionabile corrispondente a 4 mesi per ogni figlio.
Secondo quanto emerso, il Governo starebbe dunque considerando l’ipotesi di modificare il sistema di pensionamento delle donne, concedendo loro un anticipo dell’uscita pari a 4 mesi per ogni figlio, entro il massimo di un anno.
Quest’ultima è una novità recentissima, essendo stata discussa in una riunione del tavolo tecnico sulle pensioni, in data 13 febbraio. Proprio questo tavolo è fondamentale per lavorare al meglio nel cantiere della previdenza, ed infatti viene convocato a cadenza regolare dal Ministero del Lavoro con l’obiettivo del varo di una ampia riforma previdenziale.
L’ipotesi al vaglio prevede di estendere i 4 mesi di anticipo per ogni figlio a tutte le forme pensionistiche per le donne, al netto di Opzione donna. Si tratterebbe dunque di una novità sostanziale nella direzione di un riassetto complessivo della materia previdenziale.
Attenzione però, come opportunamente segnalato dagli osservatori più attenti, detta misura di anticipo non è una vera e propria novità, essendo già stata prevista dalla riforma Dini, anche se soltanto per chi rientra del tutto nel sistema contributivo.
Al momento l’agevolazione è comunque in fase di studio circa l’effettiva fattibilità: sono all’opera i tecnici del Ministero dell’Economia e di quello del Lavoro, e sarebbe finora emerso che 4 mesi di anticipo sarebbero equivalenti ad almeno 700 milioni di euro di spesa in più.
Come accennato, novità in arrivo anche per Opzione Donna, che andrebbero a sovrapporsi o a sostituire quelle apportate dalla legge di Bilancio 2023 che ha ristretto di molto la platea di possibili beneficiarie – creando non poche polemiche tra i sindacati e le lavoratrici.
Non si sa al momento se vi sarà una nuova modifica della normativa attuale o se invece, sarà riadottata la vecchia normativa. Quel che è certo, anche alla luce dell’incontro del Ministro con il Movimento Opzione donna, è che il Governo intende nuovamente intervenire sul pensionamento agevolato, pur sempre con un occhio di riguardo all’equilibrio dei conti.
Ricordiamo che l’ultima legge di Bilancio ha indicato che possono beneficiare di Opzione Donna le lavoratrici con almeno 60 anni, che al 31 dicembre dello scorso anno abbiano maturato 35 anni di contributi. Ma il requisito anagrafico può essere ridotto di un anno per ciascun figlio, nel limite di 2 anni.
Il punto sostanziale è però che le donne, per accedere al pensionamento agevolato, debbono rientrare in uno dei seguenti casi: caregiver di un familiare / parente disabile da almeno 6 mesi; essere disabili per almeno il 74 per cento; essere lavoratrici licenziate o dipendenti da aziende in crisi (in detta ultima ipotesi il requisito anagrafico è di 58 anni al di là del numero di figli).
Insomma, condizioni oggettivamente più rigide di quelle del recente passato, tanto che non mancano coloro che spingono per modifiche sostanziali alla nuova normativa, indicando anche l’ipotesi della proroga della misura così come in vigore nel 2022 (secondo i requisiti 58 anni di età e 35 di contributi regolarmente versati).
Concludendo, l’incontro tra il Ministro Calderone e le rappresenti del Movimento ha dunque dimostrato che all’interno del Governo è sentita la necessità di rivedere non pochi aspetti del mondo della previdenza in Italia, compreso appunto il meccanismo di Opzione donna. In ogni caso, appare un dato di fatto la consapevolezza del Ministero per cui la carriera contributiva delle donne non può essere parificata a quella degli uomini. Opzione donna è espressione concreta di questa diversificazione e non è affatto escluso che nuovi meccanismi agevolativi debuttino nel prossimo futuro.
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