I concorsi pubblici non sono più così in voga come nel passato, perciò l’Agenzia delle Entrate ha pensato di introdurre un correttivo all’iter di inserimento delle risorse tramite selezione ad hoc. Ma i sindacati chiedono una revisione totale delle regole per assumere nel pubblico impiego. I dettagli.
A molti è noto che i concorsi pubblici non attirano più come un tempo. Il posto fisso era il traguardo ambito dai partecipanti, i quali – risultando vincitori – si sarebbero garantiti un contratto a tempo indeterminato. Oggi però le cose sono cambiate, a seguito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, in breve PNRR.
L’Esecutivo ha così varato un decreto PNRR ad hoc, allo scopo di introdurre interventi mirati e contribuire a riportare nella Pubblica Amministrazione quelle competenze specialistiche e tecniche che non pochi giovani hanno, ma che preferiscono offrire oggi a datori di lavoro di aziende private, i quali garantiscono condizioni contrattuali più interessanti.
La novità delle ultime ore è la cancellazione, da parte dell’Agenzia delle Entrate, dell’obbligo di tirocinio per assumere migliaia di funzionari entro il 2023. Insomma una sorta di ‘alleggerimento’ dei requisiti e dell’iter per lavorare in campo pubblico. Vediamo più da vicino.
Agenzia delle Entrate, stop al tirocinio per lavorare come funzionari: ecco perché
In uno scenario come quello attuale, in cui le istituzioni pubbliche sono chiamate a rinnovarsi, ad integrare le competenze di giovani preparati e a riformare il mondo della PA – nell’ottica del rispetto degli obiettivi di cui al PNRR – ecco che urge trovare contromisure alla fuga dei candidati dai concorsi pubblici. Non soltanto meno partecipanti alle prove, ma anche persone che, pur avendo superato il concorso pubblico, scelgono di rinunciare all’incarico conquistato per farsi da parte e cercare una migliore opportunità, anche all’estero.
Stipendi troppo bassi per mansioni anche molto tecniche e specialistiche, contratti non a tempo indeterminato, molta incertezza su una eventuale conferma e non solo: non sono pochi i motivi che spingono laureati e non a rivolgere la loro attenzione altrove. Insomma, se è vero che i concorsi pubblici non riescono ad attirare più tutte le competenze delle quali le amministrazioni hanno bisogno per non andare in panne, è vero anche che bisogna trovare un rimedio.
Serve rinnovare la PA, e serve farlo anche e soprattutto per modernizzarsi e per mettere in atto le riforme di cui il paese ha bisogno. Ecco allora una prima contromisura accennata in apertura: ridurre le scoperture di organico attraverso qualche nuova ‘agevolazione’ a favore dei vincitori dei concorsi pubblici. Ci riferiamo appunto allo stop al tirocinio, cui era subordinata l’effettiva prosecuzione dell’esperienza lavorativa in ambito pubblico.
Il blocco del tirocinio per il posto fisso e le ulteriori novità nel decreto PNRR
Il comitato di gestione dell’Agenzia ha dovuto prendere una decisione drastica proprio in relazione ad un concorso pubblico, che prevede l’assunzione di poco meno di 3mila persone. No al dovere di partecipare ad un tirocinio formativo di un anno in caso di assunzione: viene meno insomma quella condizione post concorso, che andava altrimenti rispettata per conseguire il contratto a tempo indeterminato presso la Pubblica Amministrazione. Certamente uno scenario poco stimolante specialmente per le persone più preparate, le quali ambiscono ad essere subito inserite a tutti gli effetti in organico.
Ecco allora il dietrofront concorsi pubblici, ma non c’è soltanto questo. Se pensiamo infatti al decreto PNRR con i correttivi del Governo contro il flop delle selezioni pubbliche, non dobbiamo dimenticare l’agevolazione data dalla stabilizzazione dei tecnici del PNRR e dei funzionari assunti al Sud per rafforzare le Pubbliche Amministrazioni del Mezzogiorno. Cosa cambia in concreto? Ebbene, la prospettiva si fa interessante perché da marzo coloro che avranno svolto 15 mesi di servizio consecutivi saranno premiati con il posto fisso e, dunque, con il contratto a tempo indeterminato.
Si profilano comunque tante nuove assunzioni, o almeno questo è l’obiettivo delle istituzioni. Infatti a marzo 2023 è prevista la prova scritta del concorso dell’Agenzia delle Entrate per assumere i primi 900 assistenti tecnici. Ma non è finita qui perché nel biennio 2023-2023 sono attesi numerosi concorsi pubblici con la finalità di assumere migliaia di funzionari. Molto probabilmente secondo regole almeno in parte innovative.
I sindacati spingono per un nuovo modo di assumere tramite concorsi pubblici
Per i sindacati le PA non debbono più pagare carenze di organico sempre più significative, pensionamenti in blocco e dimissioni del personale. Occorre far fronte alle scoperture grazie non tanto a modifiche singole, come quella appena vista dello stop ai tirocini, quanto piuttosto attraverso uno schema completamente ripensato per le assunzioni di personale nel pubblico impiego.
E ciò deve attuarsi pur sempre con un occhio di riguardo a due problematiche connesse, e che vanno affrontate contestualmente. Ci riferiamo al precariato e alla questione degli stipendi. Insomma il fulcro del dibattito verte anche sugli aumenti retributivi e i rinnovi 2022-2024, come pure sulla necessità di prevedere molti più contratti a tempo indeterminato. Questo permetterà di attrarre nuovamente giovani e meno giovani verso i concorsi pubblici e permetterà di ‘ristrutturare’ la PA secondo una logica di stabilità del posto di lavoro, a favorire anche una duratura efficienza della Pubblica Amministrazione.