Le principali banche italiane hanno riportato un risultato che ha sorpreso in positivo gli analisti. Nel 4° trimestre del 2022, l’utile netto aggregato ha compensato il trend negativo in borsa.
Il quarto trimestre dell’anno appena trascorso è stato brillante oltre le attese: il risultato è di 4,37 miliardi di euro di utile netto con un margine di interesse netto in crescita.
A constatarlo è un osservatore prestigioso; lo afferma Deutsche Bank in un nuovo report sul tema, dove sottolinea la performance di MPS, Intesa Sanpaolo e Unicredit. La banca tedesca ritiene inoltre che il core business di Banco BPM, Credem e Unicredit possa continuare a generare sorprese sugli utili positivi con risultati del margine di interesse migliori del previsto anche nel 2023.
Su tutta la linea spicca il risultato negativo di Mediobanca il cui titolo secondo gli analisti passa da Hold a Sell. Il consiglio di liquidare le posizioni è dato a loro avviso dai ricavi che hanno poche possibilità per crescere nei prossimi due anni. Non sarà un futuro facile per il comparto bancario soprattutto data la necessità di riformulare e riorganizzare l’offerta sul territorio.
È un emblema del cambiamento Unicredit che da Nord a Sud procede a chiudere tantissime filiali bancarie. Unicredit una delle banche più prestigiose e consolidate si aggiorna in base all’evoluzione del settore digitale. Può essere questa la ragione più semplice per spiegare la chiusura di decine di filiali e sportelli Unicredit. La tendenza all’efficienza non risparmia neanche le banche che sfruttano al massimo il potenziale messo a disposizione dal settore fintech.
In un contesto economico che sfrutta servizi in remoto e la capacità degli utenti di agire tramite applicazioni e portali internet, Unicredit ha annunciato oltre 6 mila esuberi e la chiusura di 450 filiali solo in Italia. Si tratta di una pianificazione che terminerà nel 2024. Ma quali sono esattamente le filiali Unicredit che dovranno presto chiudere? Per quanto riguarda il Nord Italia le filiali sono quelle di:
Un’altra notizia riguarda più direttamente i risparmiatori e si tratta della causa che ha portato alla condanna dei responsabili di Banca popolare di Vicenza. Al momento sono stati recuperati soltanto il 30% delle perdite subite. Ai correntisti devono essere ancora rimborsati 563 milioni di euro.
Testimonianze e intercettazioni hanno messo in luce il valore, che in mano ai commissari liquidatori sta però venendo ceduto senza rendere conto dei debiti verso molti risparmiatori che hanno visto i loro risparmi inglobati nel fallimento della banca.
Il Governo ha imposto tramite legge di bilancio lo sblocco immediato dei fondi. A oggi la volontà politica dei vari partiti è quella di dare seguito alla ripartizione del fondo.
Ai risparmiatori sarà chiesta ancora pazienza: molti gli esclusi dalla ripartizione dei fondi per aver sbagliato a compilare le domande. Il MEF ha infatti impugnato la sentenza del TAR di fronte al Consiglio di Stato, il quale ha ribaltato la sentenza del TAR, perché la legge non prevede che il TAR possa riammettere gli esclusi.
Restano ancora circa 500 milioni del fondo da ripartire appunto tra gli esclusi, oltre a chi è già stato indennizzato per la quota residua spettante ai risparmiatori truffati. Oltre alla condanna definitiva dei responsabili una vittoria, tra quelle che più premevano agli associati di “Noi che credevamo” è quella che scagiona completamente i risparmiatori dall’etichetta infamante di speculatori.
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