Le pensioni a marzo saliranno ancora, per quel che riguarda gli importi superiori a quattro volte il minimo. Ecco come sarà applicata la perequazione.
Il mese di marzo punta a essere un crocevia per il quadro pensionistico. Gli accrediti che verranno, infatti, saranno comprensivi della rivalutazione relativa ai trattamenti superiori a quattro volte il minimo, ovvero 2.101,52 euro.
Prevista, inoltre, la corresponsione degli arretrati relativi ai mesi di gennaio e febbraio. Come da prassi, gli importi sono stati rivalutati sulla base degli indici di perequazione. Il cui dettaglio è stato fornito dall’INPS con la circolare 20/2023, nella quale gli importi sono stati definiti fascia per fascia. Confermate le aliquote per scaglione previste in Legge di Bilancio, con indicizzazione del 7,3% al 100%. Lo scatto era previsto, dopo che nel mese di febbraio il ritocco era stato destinato agli importi fino a quattro volte il minimo. La rivalutazione sarà attribuita quindi sulla base del cumulo perequativo, ragionando su un unico trattamento complessivo anche nel caso in cui il soggetto fosse titolare di più prestazioni (ad esempio versate da enti previdenziali diversi dall’INPS). Come nella precedente fase, vengono confermati gli importi di garanzia destinati a coloro che, nell’ambito della perequazione, si trovano a cavallo fra due scaglioni diversi.
In linea generale, quindi, l’aumento sull’importo della pensione spetterà a coloro che, fino allo scorso anno, deteneva un reddito da pensione cumulato superiore a quota 2.101,53 euro lordo mensili, quindi quattro volte il trattamento minimo. La rivalutazione sarà piena rispetto all’inflazione, tenendo conto delle percentuali inserite nella Legge di Bilancio. Per il momento, non sono state definite le rivalutazioni straordinarie per le pensioni minime del 2023. Questo perché, da gennaio, è stata incamerata la perequazione del 7,3% ma non quella in aggiunta dell’1,5%, pur prevista in Legge di Bilancio, e destinata agli over 75, con scatto della quota minima a 600 euro. Chiaramente, la corresponsione degli arretrati resterà unicamente per il mese di marzo. Da aprile e per il resto dell’anno, gli importi saranno incrementati sulla base dei medesimi indici.
Pensioni, rivalutazioni con arretrati: la tabella degli importi ritoccati
Secondo quanto previsto dalle ripartizioni INPS, la rivalutazione seguirà lo schema degli scaglioni, sulla base di aliquote rideterminate accorpando alcune delle precedenti fasce di reddito. Nello specifico delle pensioni di marzo, per la fascia con importi compresi fra quattro e cinque volte il minimo, la rivalutazione complessiva sarà pari all’85% dell’inflazione, quindi al 6,205%. Una prima discrepanza, piuttosto evidente, riguarda la fascia immediatamente successiva, ovvero fra cinque e sei volte il minimo. In questo caso, infatti, la rivalutazione farà riferimento a importi compresi tra 2.626,91 e 3.152,28 euro. Il ritocco sarà di “appena” il 53% dell’inflazione, ossia del 3,869%. Questo perché, in base all’incremento dell’importo, gli indici di rivalutazione andranno a scendere, chiudendo al 32% di rivalutazione per gli assegni pensionistici superiori a dieci volte il minimo (quindi 5.253,81 euro mensili). L’ultimo scaglione prevede un recupero del 2,336% rispetto all’aumento medio dei prezzi.
Il caso dell’aumento minimo
In fase di rivalutazione degli assegni pensionistici, per determinare gli importi relativi alle varie prestazioni erogate dall’Inps, sono state considerati anche i trattamenti memorizzati nel Casellario centrale delle pensioni. Inoltre, fanno parte del gruppo anche le pensioni erogate da enti differenti, per le quali è stata però indicata l’assoggettabilità al regime di perequazione cumulata. Per quanto riguarda l’aumento minimo, l’importo di garanzia è stato confermato e scatterà nel caso in cui la rivalutazione attribuita porti a un trattamento più basso rispetto alla fascia precedente. A partire dall’1 gennaio, infine, chi percepiva la pensione minima a 525,38 euro nel 2022, ha visto salire i propri importi a 564,8 euro, guadagnando un 7,5% complessivo. Per costoro, inoltre, è previsto un ulteriore plus dell’1,5%, per una minima che, nel 2023, salirà a quota 572 euro (600 per gli over 75). Al momento del pagamento, saranno riconosciuti gli arretrati di gennaio.