Aprire una partita IVA è sempre una scelta di grande responsabilità e, pertanto, occorre conoscere i punti chiave prima di decidere di dare luogo ai relativi passaggi burocratici connessi alla sua apertura.
Ecco cosa ricordare a riguardo, per non trovarsi impreparati nel caso in cui non si voglia lavorare come dipendenti.
Aprire una partita IVA è sempre una scelta da valutare bene, per una serie di fattori. Ecco perché di seguito ne parleremo e analizzeremo alcuni aspetti pratici essenziali quando si decide di aprirne una.
Quali adempimenti rispettare? E quali voci di costo sono in gioco? Lo vedremo insieme, nel corso di questo articolo, in cui coglieremo l’occasione anche per spiegare quando va obbligatoriamente aperta una partita IVA e – in sintesi – gli aspetti di maggior rilievo quando si sceglie di avviare un’attività di lavoro autonomo. I dettagli.
Che cos’è una partita IVA e la sua finalità
Di fatto la partita IVA altro non è che un codice di 11 cifre, che individua in modo chiaro ed inequivocabile una società o un lavoratore autonomo. Per tutto il periodo nel quale resterà aperta, i suoi numeri rimarranno invariati, ma attenzione perché, nel caso in cui si decida di chiuderla e riaprirla in un momento successivo, all’interessato sarà assegnata una partita IVA nuova con una serie di numeri differenti dalla anteriore serie.
La partita IVA serve a registrare la propria attività autonoma presso l’Agenzia delle Entrate, in maniera che possa essere sempre individuabile con detto codice. Ecco perché in tal senso possiamo considerare la funzione della partita IVA come paragonabile a quelle del codice fiscale nei confronti delle persone fisiche.
Quando aprirne una?
Perché aprirne una? Ebbene, l’apertura di essa è obbligatoria per compiere in forma organizzata un’attività di lavoro autonomo, con le seguenti caratteristiche:
- abitualità;
- professionalità;
- continuità nel tempo.
Pertanto chi voglia scegliere la strada del lavoro del commerciante, ad esempio, al posto di un lavoro dipendente, sarà tenuto ad aprirne una. Non solo: tra i tanti casi pratici che si possono ricordare, è sempre necessario aprire la partita IVA in ipotesi di svolgimento di attività professionali come lo psicologo o il consulente del lavoro, o in ipotesi di apertura di un e-commerce, perché la vendita via web si configura sempre come attività abituale e continuativa.
Modalità per aprire la partita IVA: il ruolo del codice ATECO
Non è in fondo così complesso aprire una partita IVA, se pensiamo che basta compilare e presentare il modello AA9/7 all’Agenzia delle Entrate secondo una delle seguenti modalità:
- andando di persona presso il locale ufficio dell’Agenzia delle Entrate con apposito documento di riconoscimento;
- tramite invio online, attraverso il software ad hoc che si scarica dal sito web ufficiale dell’Amministrazione finanziaria.
Una scelta molto importante attiene al codice ATECO da adottare. Si tratta di un codice formato da 6 cifre, avente la funzione di individuare con precisione l’attività economica svolta. Esso è fondamentale perché per legge va indicato nel modello di apertura della partita IVA, conseguentemente occorre aver le idee ben chiare sull’attività che si andrà a compiere. In ogni caso, su questi aspetti tecnici la consulenza e il supporto di un commercialista potrebbe rivelarsi la scelta più idonea.
Attenzione anche a quanto segue: la scelta del codice ATECO da usare, oltre ad indicare all’Amministrazione finanziaria l’attività associata alla partita IVA in via di apertura, è essenziale altresì per capire se la nuova attività autonoma implica l’apertura di una ditta individuale con connessa iscrizione alla camera di commercio, e per individuare le spese che sarà possibile “scaricare” in via forfettaria – in ipotesi di adesione al regime forfettario. Che cos’è quest’ultimo? Vediamolo in sintesi.
Apertura partita IVA: distinzione regime ordinario e regime forfettario
Se si sceglie di aprire la partita IVA il lavoratore dovrà valutare anche quale regime fiscale adottare. In particolare potrà scegliere tra questi regimi:
- il regime ordinario è quello “standard” e comporta il calcolo delle tasse sulla scorta di scaglioni di reddito e l’applicazione dell’IVA. Questo regime fiscale permette di “scaricare” le spese documentate legate alla propria attività;
- il regime forfettario, ovvero un regime fiscale più snello e di favore e che dà maggiori agevolazioni sul piano della tassazione e degli adempimenti. Esso è l’ideale specialmente per chi si avvicina per la prima volta al mondo del lavoro autonomo. Tuttavia per potervi accedere e mantenerlo, l’interessato deve soddisfare specifici requisiti formali e sostanziali. In particolare rileva il tetto ai compensi e ricavi che, per il 2023, è stato innalzato a 85mila euro.
Chiaramente, anche per questi aspetti, sarà molto utile, se non indispensabile, la consulenza di un esperto in materia fiscale – come un commercialista.
Quali obblighi in ipotesi di apertura di una partita IVA?
Non solo. L’apertura della partita IVA resta pur sempre un’operazione delicata, perché implica l’insorgenza di una serie di obblighi. Tra i più importanti, vi sono quelli che seguono:
- l‘iscrizione alla cassa previdenziale, differente in base alla tipologia di attività svolta. Cambiando la cassa cambiano altresì le regole di calcolo dei contributi previdenziali da pagare per conseguire il trattamento pensionistico in futuro;
- obbligo di emissione di fattura o di registrazione dei corrispettivi legati alla vendita di prodotti o alla prestazione di servizi;
- invio della dichiarazione dei redditi annuale, la quale com’è noto è mirata a render nota l’entità dei redditi incassati, su cui parametrare le tasse da pagare.
Abbiamo detto sopra che, onde aprire la partita IVA basta compilare e presentare il modello AA9/7 all’Agenzia delle Entrate: ebbene, non dimentichiamo che sussiste anche l’obbligo di comunicazione dell’apertura della partita IVA, da rispettarsi entro 30 giorni dall’inizio dell’attività di lavoro autonomo.
Costi di apertura di una partita IVA
Vediamo infine, in breve, il capitolo spese per l’apertura di una partita IVA. Ebbene quest’ultima implica l’insorgenza di spese obbligatorie per la gestione dell’attività e rispettare gli obblighi fiscali e previdenziali. In particolare i costi si distinguono in fissi e variabili:
- i costi fissi hanno un impatto oggettivo sull’attività di lavoro autonomo ed attengono, ad esempio, alle spese per la pratica di apertura della partita IVA e di comunicazione agli enti competenti, ai costi del commercialista per seguire la propria situazione, i contributi previdenziali periodici e fissi e le spese per l’acquisto di materiali e attrezzature necessarie a cominciare l’attività;
- i costi variabili attengono invece a esborsi di ammontare non definito a priori. Pensiamo ad esempio ai costi delle tasse, alla retribuzione dei collaboratori (se presenti) e ai costi dei materiali e dei prodotti per lo svolgimento dell’attività nel corso del tempo.
Concludendo, se sono questi i punti essenziali da considerare prima di aprire una partita IVA, ribadiamo che è comunque preferibile chiedere la consulenza di un esperto in materia fiscale, prima di scegliere di aprirne una. Egli infatti potrà dettagliare tutti gli aspetti tecnici di rilievo in riferimento alla propria specifica situazione ed alla particolare attività di lavoro autonomo che si vuole avviare, e potrà segnalare scadenze e obblighi.