Attesa per l’estensione con il Milleproroghe della misura dell’isopensione. Un’opportunità per lavoratori e aziende ma solo a queste condizioni.
Super-scalino a 7 anni dal traguardo dell’anzianità. L’isopensione resta una possibilità fino al 2026, almeno per quei lavoratori in grado di beneficiare dello scatto anticipato. E solo se, come dovrebbe, il decreto Milleproroghe la porterà con sé fino alla conversione in legge.
Entro la fine del mese, il Parlamento deciderà sul futuro del decreto. Considerando anche le remore del Quirinale, promulgato con riserva, anche se in relazione ad altre tematiche. Il Capo dello Stato ha infatti evidenziato “una copertura finanziaria insufficiente” per assicurare il rispetto totale dell’art. 81 della Costituzione in relazione alle concessioni demaniali per gli stabilimenti balneari. La raccomandazione è che la normativa venga integrata “con il primo provvedimento legislativo utile”. Ossia il Milleproroghe che, per questo, dovrà però trovare nuove convergenze. Con la possibilità, piuttosto concreta, che l’ok definitivo possa richiedere ancora qualche giorno. A ogni modo, per quanto i tempi mantengano un minimo di incertezza, l’isopensione non dovrebbe risentire dei rallentamenti politici.
Anche perché, in questo momento storico, mantenere diverse finestre aperte sul pensionamento anticipato significherebbe compensare la mancanza di una riforma strutturata con la maggiore elasticità possibile. Scaduta con il 2023, la misura della pensione anticipata fino a 7 anni prima dell’età fissata come requisito base, sia anagrafica che contributiva, dovrebbe quindi essere prorogata per un ulteriore triennio. Peraltro rafforzata, visto che la prima versione dell’isopensione prevedeva un massimo di 4 anni di anticipo. Chiaramente, tale trattamento sarà subordinato a condizioni precise, peraltro accessibili sono a una parte di contribuenti. Da questo punto di vista, non dovrebbero esserci novità. Più probabile qualche ulteriore balzello dal punto di vista dell’anticipo ma, per il momento, fanno fede i requisiti base adottati fin qui.
Già nel 2020, il Governo allora in carica aveva allungato l’isopensione con la Legge di Bilancio 2021, estendendo il precedente trattamento per altri tre anni e con un benefit al massimo attuale di 7 anni per l’anticipo. In realtà, più che al dipendente, la misura in oggetto si rivolge alle aziende e punta, in buona sostanza, a favorire un ricambio generazionale del personale, oltre che un adeguamento in caso di sovrannumero. In questo senso, fa fede l’articolo 1 comma 160 della legge n. 205 del 27 dicembre 2017 che, dal riferimento inizialmente previsto al periodo 2018-2023, si rivolge ora a un ulteriore triennio, con nuovo orizzonte al 2026. È chiaro che, nel momento in cui l’azienda dovesse optare per la misura dell’isopensione, dovrà in primis trovare l’accordo con le sigle sindacali rappresentative dei lavoratori. Dopodiché assicurarsi che il personale oggetto del provvedimento sia destinato alle forme standard di pensione, di vecchiaia o anticipata. In questo quadro, ad esempio, non rientrano coloro che andranno in pensione con forme di anticipo quali Quota 100 e Quota 102.
L’accordo previsto dovrà essere sottoscritto anche dal lavoratore e passare attraverso il setaccio dell’Inps, al quale spetterà l’ultima parola. Le verifiche dell’Istituto si concentreranno sia sulla legittimità della richiesta che sul riscontro dell’effettiva presenza dei requisiti necessari al lavoratore per ottenere l’anticipo. In caso di esito positivo, all’azienda spetterà la presentazione di una fideiussione in forma di garanzia. Inoltre, il datore dovrà farsi carico del versamento dei contributi figurativi, previsti in caso di sospensione dell’attività lavorativa. Il che, tecnicamente, sarebbe il caso stesso dell’isopensione, dal momento che al lavoratore spetterà uno scivolo in forma di anticipo fino alla maturazione definitiva dei requisiti per la pensione spettante.
Per quanto riguarda i fattori indispensabili, tanto per le aziende quanto per i lavoratori, la normativa si rifà agli anni di contribuzione. Il dipendente dovrà aver maturato almeno 13 anni di contributi, 20 se l’orizzonte pensionistico fosse quello della pensione di anzianità ordinaria. Inoltre, l’età anagrafica dovrà essere pari o superiore a 60 anni, tenendo presente i 67 anni fissati come limite per la pensione. In caso di pensionamento anticipato, i requisiti vigenti saranno i seguenti:
Una condizione base è vigente anche per le aziende: le uniche a poter accedere al trattamento di isopensione avranno nel proprio organico almeno 15 dipendenti. Questo sulla base delle normative attuali. Difficile (ma non impossibile) che dal Milleproroghe arrivino nuovi colpi di coda.
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