La pensione per precoci prevede la possibilità di conteggiare i contributi figurativi per la maturazione dei requisiti necessari per lasciare il lavoro. Vediamo in che modo.
I contributi figurativi ottenuti durante i periodi di disoccupazione possono consentire il raggiungimento della pensione ma solamente ad alcune condizioni.
Il beneficio per i lavoratori precoci è destinato a coloro che hanno maturato almeno un anno di contribuzione prima del compimento dei 19 anni. Offre l’opportunità di accedere con un requisito contributivo ridotto alla pensione anticipata. Condizione necessaria è trovarsi in uno stato di disoccupazione a causa di un licenziamento o dimissioni per giusta causa, essere dipendenti o autonomi caregiver da almeno sei mesi, avere una riduzione della capacità lavorativa superiore al 74% oppure essere addetti a mansioni gravose. Si tratta delle stesse quattro categorie a cui è consentito il pensionamento con l’APE Sociale. La differenza tra pensione per precoci e APE Sociale è che la prima misura è una vera e propria pensione, la seconda un’indennità che accompagna il lavoratore fino alla maturazione dei requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia. Appartenendo ad una delle categorie citate, i precoci potranno andare in pensione maturando 41 anni di contributi.
Pensione per precoci e conteggio dei contributi figurativi
Per ottenere il beneficio occorrerà presentare apposita domanda e dimostrare di soddisfare il requisito contributivo. A tal proposito occorre capire se e quando è possibile conteggiare i contributi figurativi maturati durante dei periodi di disoccupazione. Iniziamo subito con il dire che tali periodi coperti da contribuzione figurativa sono validi ma solo a condizione di aver versato almeno 35 anni di contributi effettivi da lavoro.
Se il lavoratore, dunque, ha 35 anni o più di versamenti da lavoro effettivo allora potrà raggiungere la soglia dei 41 anni aggiungendo i contributi figurativi. Ricordiamo che si tratta di periodi assicurativi accreditati gratuitamente dallo Stato qualora non si versino contributi effettivi perché impossibilitati a svolgere la normale attività lavorativa (per malattia, disoccupazione, invalidità, cassa integrazione…).
Quando spetta la contribuzione figurativa
Ricordiamo che la contribuzione figurativa spetta d’ufficio per i periodi durante i quali il dipendente percepisce la disoccupazione indennizzata – ad esempio la NASPI, la DIS COLL o l’indennità di mobilità – oppure le prestazioni di invalidità di natura previdenziale o l’assistenza antitubercolare. Il cittadino, poi, può richiedere la contribuzione figurativa per il servizio militare, il congedo di maternità o paternità, il congedo parentale, le assenze per malattia di un figlio, per l’assistenza ad un portatore di handicap, le assenze per donazione del sangue, del midollo osseo e per le aspettative legate a cariche pubbliche o sindacali.
Non riuscendo con i contributi figurativi a raggiungere il requisito di 41 anni di contribuzione previsto dalla pensione per precoci si potrebbe optare per i contributi volontari, sempre a condizione che 35 anni siano di contribuzione da lavoro effettivo.