In un anno di guerra l’ambasciata russa in Italia si è resa protagonista di ostracismo e uno strano giro di soldi in contanti.
Mosca ha provato a partire da Roma per spezzare il fronte europeo ritenendola forse l’anello debole del fronte occidentale e il Paese più vicino per simpatie politiche.
Dall’inizio della guerra in Ucraina il capo della diplomazia russa in Italia, Sergej Razov, è stato segnalato per una serie di iniziative provocatorie che hanno indotto più volte la Farnesina a convocarlo.
Tra queste una lettera intimidatoria ai parlamentari che stavano per votare i primi aiuti militari al Paese invaso. Mentre Mosca perde intere unità e mezzi e insiste nella sua offensiva, Kiev non cede sacrificando gli uomini senza rinunciare a progettare future offensive. La guerra mostra i suoi limiti più evidenti nel raggiungere gli obbiettivi di entrambe le parti.
Né l’Ucraina né la Russia saranno in grado di vincere la guerra è ciò che sostiene il capo di stato maggiore Usa intervistato per il Financial Times. Secondo l’esperto militare è anche “molto, molto difficile che le forze di Kiev riescano a cacciare quelle di Putin dai loro territori”.
Nonostante questo, il presidente ucraino Zelensky, in una recente intervista per la Bbc esclude la possibilità di cedere territori alla Russia in un eventuale accordo di pace.
Tra le altre offensive della Russia quelle sull’influenza dei leader politici italiani. Razov ha agito pagando biglietti aerei a leader che s’inventarono mediatori e telefono per convincere della bontà delle ragioni della Russia. Cercò di fare leva sui pacifisti in parlamento e lanciava avvertimenti verso il Paese «che morde la mano di chi l’ha aiutato».
Tutto questo potrebbe sembrare ordinaria amministrazione in un contesto di emergenza per un paese in guerra. Tuttavia, l’anno scorso la Uif, l’Unità antiriciclaggio italiana si colpita da certe movimentazioni sui conti dell’ufficio diplomatico romano della Federazione russa ha scoperto una rete di finanziamenti che ha fatto scattare l’allarme di corruzione.
Nel report del 5 gennaio di quest’anno l’Uif ha descritto nei minimi particolari le ultime operazioni ritenute «sospette». Tra il 17 e il 20 ottobre del 2022 furono versati sul conto della sede diplomatica russa 400 mila dollari in contanti, convertiti quattro giorni dopo in circa 400 mila euro e nel giro di un mese prelevati in contanti per complessivi 410 mila euro.
L’Unità antiriciclaggio ha indagato su un’altra operazione sospetta: il 12 dicembre — è scritto — una società di security «consegnerà presso l’ambasciata russa di via Gaeta 5 a Roma» una sovvenzione di danaro di 600 mila euro.
Una cifra anomala se analizzata nel contesto delicato degli equilibri di una nazione in guerra la cui ambasciata è in un Paese dichiaratamente “ostile”. Solo nell’ultimo trimestre del 2022 l’ufficio diplomatico di Mosca a Roma ha mosso un milione di euro in contanti. Una liquidità di cui non si conoscono scopi ne destinatari.
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