La situazione dei bonus edilizi resta complicata dopo il blocco a cessioni e sconti. E i cosiddetti “crediti incagliati” raggiungono cifre impressionanti.
Una data spartiacque quella del 16 febbraio 2023. Il Decreto Legge 11/2023 ha fissato nuovi e stringenti paletti sulla fruizione dei bonus edilizi, in primis il Superbonus, gravando su tutti i lavori avviati (o meglio da avviare) nei giorni successivi.
Inevitabili le ripercussioni su un sistema di detrazione che, anche nel suo momento migliore, ha vissuto più bassi che alti. Non è la prima volta, infatti, che la pratica della cessione del credito viene bloccata, creando disagi alle imprese pronte ad avviare (o, in quel caso, che avevano già avviato) i lavori sugli immobili aderenti alla pratica. Stavolta, però, lo stop è di quelli massicci. Non solo le cessioni del credito ma anche gli sconti in fattura sono incappati nel provvedimento, unendosi al rallentamento generale che ha coinvolto anche le compravendite dei crediti fiscali con la chiusura dei portali bancari che li riguardavano. Una situazione che ha creato un mix esplosivo, soprattutto in merito al Superbonus. Nei giorni scorsi, le associazioni di categoria avevano levato gli scudi contro il provvedimento governativo che, teoricamente, mirerebbe a una ridefinizione dei bonus edilizi con l’obiettivo di una maggiore equità.
In effetti, i crediti fermi a causa dei blocchi, hanno raggiunto la cifra monstre di 15 miliardi di euro. Almeno sulla carta, favorire gli acquirenti dei crediti di imposta attraverso una più chiara definizione dei loro obblighi, potrebbe contribuire a risolvere a stretto giro il nodo gordiano dei blocchi al sistema bancario. E, nello specifico, al disbrigo delle pratiche sospese. Nelle scorse ore, la Cgil ha alzato il pressing affinché il cosiddetto decreto “Superbonus” venga modificato, auspicando sì una revisione degli strumenti a disposizione dei fruitori ma, al contempo, una riforma che non richieda tempi lunghissimi. In questo senso, la vicesegretaria generale Gianna Fracassi ritiene inopportuno collocare la discussione della riforma nell’ambito della riforma fiscale. In sostanza, i sindacati premono per una ridefinizione ad hoc.
Le incognite attuali non riguardano solo il Superbonus. I sindacati premono affinché il Governo ripristini le condizioni di cessione del credito (e di sconto in fattura) anche per altre possibilità di detrazione, come il sismabonus e l’ecobonus. In pratica, non c’è chiusura sulla necessità di un restyling dei provvedimenti alla base dei bonus edilizi. L’appello, piuttosto, è a far presto per non creare criticità irreparabili alle imprese e ai fruitori diretti. Del resto, le sigle sindacali avevano contestato anche “il metodo” del decreto, che ha imposto lo stop senza un confronto preventivo con le organizzazioni di rappresentanza.
La tensione, in sostanza, resta elevata. Non solo per le eventuali modifiche delle procedure di cessione del credito e delle altre tipologie di fruizione dei bonus ma anche per i tempi stretti. Al momento, per i lavori rimasti esclusi dal blocco, ossia quelli iniziati in data precedente al 16 febbraio, restano validi i termini concordati con l’ultima revisione della normativa.
La procedura ordinaria riguarda la detrazione in dichiarazione dei redditi. A patto, però, che il soggetto beneficiario abbia un’imposta lorda tale da utilizzare pienamente la detrazione annua spettante. Una soluzione che assume un’importanza più elevata considerando anche i tassi di sconto applicati alla compravendita dei crediti fiscali. Inoltre, la prima quota di detrazione portata in dichiarazione non implica l’obbligo di fare lo stesso con le quote rimanenti. La seconda, o tutte le successive, possono essere cedute tramite la pratica di “cessione differita”. Qualora si optasse per tale soluzione, tuttavia, si andrà incontro a un’irrevocabilità della decisione, che comporterà la cessione in blocco della quota rimanente.
In alternativa, per gli interventi le cui spese sono state sostenute nel 2022, resta la possibilità di cessione a un istituto finanziario. In questo caso, la pratica riguarderà il credito corrispondente alla detrazione spettante. L’opzione è però coinvolta dal blocco e, per questo, è necessario che i portali di cessione vengano riattivati. Anche su questo fronte le associazioni di categoria hanno invitato a far presto. Bisogna considerare che, al netto di una deroga concessa di un emendamento al Milleproroghe, il termine ultimo per l’invio del modello dell’opzione (relativa a interventi di efficientamento energetico, recupero del patrimonio e impianti fotovoltaici) è fissato al 31 marzo 2023. Se si andrà oltre tempo massimo, la cessione differita resterebbe l’unica soluzione percorribile.
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