Il Superbonus ha creato finora non pochi problemi a cittadini ed addetti ai lavori, ed i rischi di un crac del mondo dell’edilizia sono evidenti. Ecco le cifre che fanno riflettere ed alcuni spunti per rilanciare l’agevolazione.
Il Superbonus continua a creare notevoli problemi, in relazione ad un impianto di regole che non ha mai convinto del tutto e che si è prestato ad abusi ed irregolarità.
Secondo ANCE – Associazione Nazionale Costruttori Edili la situazione è esplosiva e mette a rischio non soltanto la tenuta dei conti delle imprese, ma la loro stessa esistenza e la prosecuzione dei rapporti di lavoro in essere.
Sono i numeri concreti che destano grande preoccupazione, e che riassumono la gravità di una situazione che è in una sorta di stallo o di vuoto, successivo alle ultime mosse del Governo sulla maxi agevolazione dell’edilizia. Vediamo più da vicino e cerchiamo di capire quali ulteriori correttivi si renderebbero opportuni.
ANCE indica molta preoccupazione per la situazione in essere, conseguenza dell’approvazione del decreto-legge in tema di cessione dei crediti, Secondo l’associazione, infatti, il decreto non risolve il problema dei crediti incagliati correlati ai bonus dell’edilizia, anzi trascinando in avanti la questione.
Parole chiare del vice presidente dell’Associazione nazionale dei costruttori edili, pronunciate nell’ambito di una audizione in Commissione finanze alla Camera, avente ad oggetto proprio il decreto legge sui crediti fiscali in combinazione con i bonus edilizi.
I numeri citati da ANCE parlano chiaro: sono circa 19 miliardi di euro già maturati che, se non versati, rischiano di far saltare più di 100mila cantieri di ristrutturazione degli immobili delle famiglie italiane in corso da Nord a Sud Itali. In pericolo sono insomma più di 30mila imprese e ben 170.000 lavoratori, i quali raddoppiano se viene preso in considerazione anche l’indotto, ovvero l’insieme dei lavoratori che costituiscono le sotto industrie e l’artigianato che contribuisce all’intero settore dell’edilizia.
Insomma gli ultimi interventi del Governo non bastano, ed anzi preoccupa la situazione di “vuoto” a seguito dell’intervento del Governo sul Superbonus. Nell’ambito di un’audizione alla Commissione Finanze della Camera sul decreto crediti fiscali, Confedilizia sollecita il Governo a fare presto, perché la maggiore urgenza sarebbe lo sblocco dei crediti incagliati. Ciò è necessario per salvare non soltanto le aziende edili ed i professionisti ma anche i proprietari di immobili in gravi difficoltà e nel bel mezzo della palude Superbonus.
Proprio Confedilizia ha colto l’occasione per proporre di rinviare, ad esempio al 30 aprile, l’inizio del divieto di sconto in fattura e di cessione dei crediti. Questo permetterà infatti nel frattempo di usarli a chi ha effettuato già le spese e cominciato le opere. Ancora, un’altra proposta sarebbe quella di permettere nel 2023 lo sconto e la cessione dei crediti per lavori in unità unifamiliari per i redditi bassi.
Oltre a ciò si è parlato anche di un possibile intervento, onde spostare in avanti la fine dei lavori al 2024 magari con una soglia di completamento alla fine di quest’anno. Confedilizia ha anche rimarcato l’opportunità di permettere la trasformazione della detrazione in credito per gli stessi beneficiari, con uno spostamento al futuro della detrazione se non si ha capienza nell’anno in corso.
Non solo: la linea dell’associazione è anche quella di salvare gli istituti dello sconto in fattura e della cessione dei crediti per gli interventi sismici e sulle barriere architettoniche.
Infine non dimentichiamo che ANCE si pone sulla stessa linea, perché ritiene indispensabile introdurre soluzioni chiare e di veloce attuazione per lo sblocco totale dei crediti pregressi. Una efficace soluzione potrebbe essere quella di utilizzare gli F24 a compensazione dei crediti maturati, proposta già strutturata dalla stessa ANCE e dall’Abi e attuabile in virtù delle fresche indicazioni di Eurostat. Ma permane un aspetto di fondo: occorre dare immediatamente un segnale netto di fiducia, sollecitando il funzionamento del circuito degli acquisti da parte delle istituzioni e aziende dello Stato. Non resta che attendere le prossime mosse del Governo, per capire quale potrà essere il destino del Superbonus.
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