Una serie di proposte per favorire l’adesione ai fondi pensione. Una strategia di equiparazione definitiva al Trattamento di fine rapporto.
Fondi pensione o TFR in azienda. Un dilemma che il lavoratore dipendente è chiamato a sciogliere in fretta, anche in considerazione di alcune regole che determinano l’accesso all’uno o all’altro trattamento.
Negli ultimi giorni, il tema è stato risollevato anche da Assofondipensione, che preme per una rivisitazione dell’inquadramento fiscale per le piccole e medie imprese, che possa favorire sia l’elargizione del Trattamento di fine rapporto che l’adesione ai fondi pensione. Il che, a ogni modo, favorisce solo in parte la decisione e non più che a grandi linee. Sono i rendimenti, infatti, a determinare lo spostamento dell’asticella verso l’una o l’altra soluzione. Nel 2022, ad esempio, i fondi negoziali sono scesi del 9,8%, a fronte di una rivalutazione pari all’8,3% del TFR. Un’annata tutt’altro che positiva per i fondi pensione, penalizzati dai mercati inquieti e da eventi di sconvolgimento della stabilità mondiale, come la guerra in Ucraina. Uno scenario assorbito al meglio, invece, dal sistema di capitalizzazione, che beneficia della diversificazione del rischio.
Chiaramente si tratta di eventi eccezionali. E, già in passato, i fondi pensione hanno dato prova di una buona capacità di ripresa. Ad esempio, dopo la pandemia, i rendimenti sono stati recuperati in toto. E lo stesso era accaduto una decina d’anni fa, a seguito della crisi del debito sovrano (e anche nel 2008 le cose erano andate in modo più o meno simile). Sul lungo periodo, la capacità di rendimento dei fondi pensione non diverge da quella del TFR: + 2,2% contro + 2,4%. Il che consente di leggere in modo più accurato i dati relativi alle adesioni ai fondi pensione: un 10,1% in più nel 2022, per un totale di quasi 4 milioni di iscritti, con predilezione nelle aree più economicamente agiate del Paese.
Fondi pensione, la proposta del silenzio assenso per la previdenza integrativa
I rilevamenti sull’adesione ai fondi pensione mostrano comunque un dato importante anche in relazione ai lavoratori che lo utilizzano. Nello specifico, la percentuale resta bassa tra i giovani e le donne, specie fra coloro al di sotto dei 34 anni. Il tasso delle adesioni aumenta man mano che ci si avvicina alla mezza età e, per estensione, all’età pensionabile. La questione, a ogni modo, è decisamente più estesa per quel che riguarda il gap di genere: secondo i dati Covip, infatti, la contribuzione complessiva da parte delle donne risulta di un quinto inferiore rispetto a quella degli uomini. Uno squilibrio che emerge soprattutto laddove l’integrazione della pensione con la previdenza complementare sarebbe fondamentale: in questi casi, il dato di partecipazione è addirittura più basso. Da qui l’idea di Assofondipensione di allargare il bacino degli incentivi previdenziali. In primis tramite un aumento della sensibilizzazione sul tema, cercando di convincere i contribuenti ad aderire il più possibile ai fondi pensione.
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Il silenzio-assenso
La ragione è legata a filo doppio con il TFR. O meglio, con la variante “inoptato” delle aziende il cui personale supera le 50 unità e destinato a finire nel Fondo Tesoreria dell’Inps. Un lusso di denaro pari a circa 5 miliardi all’anno. La legge 296/2006, infatti, impedisce alle aziende di utilizzare gli accantonamenti sotto forma di liquidità. Per questo, al fine di non sfavorire i dipendenti ma nemmeno le imprese, secondo la rete di associazioni potrebbe essere percorsa la via del cosiddetto silenzio-assenso: un solo semestre, nel quale l’adesione ai fondi pensione avverrebbe mantenendo il rispetto della scelta opzionale. In sostanza, l’eventuale mancata dichiarazione di adesione ai fondi, porterebbe il lavoratore a virare sul TFT inoptato. Qualcosa di simile era avvenuto già nel 2021, quando una convergenza fra le sigle sindacali aveva consentito l’adesione al fondo Perseo-Sirio proprio tramite la regola del silenzio-assenso. La stessa valida per il TFR ai sensi della legge del 1993 che richiedeva al lavoratore un’esplicita dichiarazione per l’accesso ai fondi pensione.
Le altre proposte
Solo una delle proposte avanzate per risollevare le sorti di una soluzione che, alla lunga, ha dimostrato di non essere poi così diversa dal Tfr, almeno nei risultati (non tanto negli andamenti). Tra le soluzioni pensate da Assofondipensione, la riduzione del prelievo fiscale sul rendimento (al momento fissato al 20%), l’accantonamento del pro-rata per quel che concerne la tassazione sulle prestazioni e, infine, depennare anche la tassazione sui rendimenti relativi al maturato. Favorendo, in tal modo, l’accesso al più preciso criterio del “realizzato”.