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IMU seconda casa, cosa cambia se la residenza è temporanea

È possibile beneficiare dell’esenzione IMU sulla seconda casa? Una sentenza della Corte Costituzionale dà indicazioni precise.

L’Imposta municipale propria, meglio nota come IMU, rappresenta la principale tra le tassazioni che gravano su un immobile di proprietà. Anche se, già da tempo, il sistema fiscale italiano è stato ridisegnato in merito alle cosiddette prime case.

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Istituita nel 2011, nell’ambito del Salva Italia di montiana memoria, l’IMU è attiva dal 2012 e fa riferimento ai beni immobiliari dei contribuenti a livello comunale. Dopo un primo anno di rodaggio, a partire dal 2013 l’imposta è stata depennata per quel che riguarda l’abitazione principale, limitandosi quindi alle seconde case. A norma di legge, il tributo è dovuto da chiunque possieda un immobile di questo tipo. Chiaramente, come per quasi ogni tassa prevista dal sistema fiscale italiano, anche in questo caso sono previste delle agevolazioni e/o degli esoneri in presenza di determinate condizioni. La normativa che disciplina l’imposta, determina infatti i requisiti previsti per beneficiare delle procedure di esenzione, tenendo presente che, in linea generale, quella sulla seconda casa è sempre (oltre che l’unica) prevista. A meno che l’immobile in questione non figuri secondo determinati criteri di accatastamento.

La disciplina specifica altresì che l’agevolazione prevista sull’imposta sull’abitazione principale possa essere applicata, laddove il proprietario rispetterà il requisito congiunto della dimora e della residenza. Un passaggio che, anche a livello giurisprudenziale, risulta fondamentale in quanto il cavillo consentirebbe di fatto a un nucleo familiare di possedere due abitazioni distinte senza tuttavia essere gravato dal peso dell’IMU. Almeno non in forma complessiva, visto che si ragionerebbe  sullo 0,4% di aliquota con relative detrazioni ma solo se la residenza anagrafica e la dimora figurano nella stessa abitazione.

IMU, il caso della residenza provvisoria: cosa dice la giurisprudenza

Riportiamo, di seguito, la richiesta di precisazioni pervenuta da un nostro cortese lettore:

“Buongiorno,
sono un cittadino residente a Marsala, qui proprietario di abitazione non soggetta a pagamento IMU poiché abitazione principale, inoltre proprietario di abitazione (seconda casa per la quale chiaramente pago IMU) presso altro comune. Se dovessi cambiare temporaneamente residenza da solo, senza il mio nucleo familiare, per un
massimo di quattro mesi presso il secondo immobile, chiedo se è dovuto il pagamento dell’imposta al comune di Marsala e, se sì, in quale percentuale. Specifico inoltre che detto cambio di residenza è dovuto solamente a fini abitativi e non in presenza dei benefici Legge 104/92. Grazie”.

La sentenza che cambia l’Imposta Municipale Propria

Il caso in questione è piuttosto esemplificativo circa le possibilità di esenzione dall’IMU per la seconda casa. Nella fattispecie, il nucleo familiare figura come beneficiario complessivo del godimento dell’immobile e, in presenza di una seconda abitazione intestata al medesimo (o ai medesimi in caso di abitazione cointestata) proprietario, l’imposta sarà regolarmente dovuta. Tuttavia, per i coniugi esiste potenzialmente una soluzione valida per l’affrancamento dall’IMU, che peraltro trova riscontro nella sentenza della Corte Costituzionale n. 230 del 13 ottobre 2022. La quale, nello specifico, ritiene illegittima la norma che circoscrive tale diritto in modo esclusivo all’abitazione sede della residenza anagrafica (nonché della dimora abituale) non solo del contribuente ma del nucleo familiare del quale egli fa parte.

Le condizioni di esenzione

In questo senso, la richiesta del lettore trova conferma giuridica: con la dichiarazione di illegittimità costituzionale, infatti, decade la limitazione dell’agevolazione sull’IMU ai coniugi residenti in case diverse. Costoro, qualora spostino la loro residenza, anche in modo provvisorio, presso altra abitazione (in questo caso di proprietà del medesimo contribuente), potranno beneficiare dell’esenzione valida per la prima casa, a patto che rispettino determinate condizioni. Attenzione, perché la sentenza in questione non equivale a un’adesione generalizzata alle pratiche di adesione. Spetterà ai Comuni, infatti, verificare che lo spostamento della residenza sia effettivo e non fittizio. L’esenzione sarà valida per i coniugi che non hanno residenza e dimora abituale nella medesima casa, a prescindere dall’immobile in cui risiedono. In precedenza, l’esonero era concesso una sola abitazione, a scelta del contribuente.

I controlli

Per rispondere al quesito posto dal lettore, è bene precisare che il trasferimento della residenza potrà sì avvenire e portare anche al beneficio dell’esonero dall’IMU ma solo a precise condizioni. In primis la frequenza abitativa: il residente (e domiciliato) potrebbe ricevere dei controlli tramite i consumi in bolletta, al fine di evitare condizioni di abuso. In sostanza – è l’intento del pronunciamento della Corte Costituzionale – la normativa andrà ad adeguarsi alle esigenze dei coniugi, senza tuttavia scoprire il fianco a possibili fruizioni illecite del beneficio. Qualora si optasse per un trasferimento di residenza, anche per un periodo limitato, l’abitazione dovrà risultare effettiva e, quindi, comprovabile come dimora abituale. Il sistema di verifica, come specificato nella medesima sentenza della Consulta, è affidato ai Comuni di residenza.


    Damiano Mattana

    Laureato in Lettere, giornalista e web content writer. Ha condotto inchieste su temi di attualità e sociale. Scrive di economia, politica, esteri e Vaticano.

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