Con un rendistato che registra valori record, i dipendenti del pubblico impiego si tengono alla larga dalle banche, per ciò che attiene all’anticipo agevolato del trattamento di fine servizio – TFS.
L’anticipo agevolato del TFS – trattamento di fine servizio oggi non conviene più come nel passato, tanto che si può apertamente parlare di lavoratori del pubblico impiego in fuga dagli istituti di credito.
Questo per un motivo molto semplice: si tratterebbe in effetti di un’agevolazione ma, attualmente, i tassi di interesse prossimi al 5% non spingono i dipendenti a ricorrere a questo meccanismo.
Di mezzo c’è il cosiddetto rendistato, che oggi è ai picchi determinando l’appena citata rinuncia all’anticipo agevolato del TFS. I dettagli.
Non dimentichiamo che l’erogazione dell’anticipo TFS a tasso di interesse agevolato è vincolata entro limiti e condizioni ad hoc, previste dalla normativa. In particolare per quanto attiene il tasso di interesse assume un ruolo chiave il citato rendistato, vale a dire il rendimento annuo lordo di un paniere di titoli di Stato italiani. Esso fotografa di fatto il rendimento medio ponderato di un paniere di titoli di Stato e serve a individuare il costo degli anticipi del TFS ai dipendenti del pubblico impiego.
Ebbene, lo scorso dicembre l’indice generale è schizzato a 3,804: insomma, il rendistato registra valori record tanto che – come abbiamo detto in apertura – l’anticipo TFS oggi non conviene più. Non solo: se consideriamo il rendistato per fasce di vita residua, possiamo notare che il mese scorso è arrivato a 3,296 per la fascia un anno – un anno e 6 mesi (dal 3,034 di gennaio), invece per la fascia 20 anni e 7 mesi e oltre ha oltrepassato la soglia del 4,3.
Con queste cifre si spiega piuttosto nitidamente la fuga degli statali dalle banche, anche se è vero che un’alternativa in materia c’è. Vediamo di che si tratta.
Lo scenario odierno non invita all’ottimismo se pensiamo che gli istituti di credito, che assegnano l’anticipo agevolato del TFS fino a 45mila euro, quantificano il tasso finale del finanziamento aggiungendo il citato rendistato allo spread – sempre uguale allo 0,40%. Tuttavia abbiamo appena detto che l’alternativa c’è: si tratta dei nuovi prestiti Inps, i quali sono caratterizzati dall’assenza di limiti di importo, e soprattutto hanno un tasso di interesse che per ora è fissato all’1%.
D’altro canto il lavoratore interessato ai prestiti Inps in materia deve considerare anche i prelievi per le spese procedurali e per l’iscrizione al Fondo credito Inps, vale a dire la Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali.
Le relative domande debbono essere fatte pervenire all’istituto di previdenza per il tramite del canale web, ovvero accedendo al portale online Inps. Non brevissimi i tempi di lavorazione dato che sono pari anche a circa 6 mesi.
C’è però una variabile molto importante che potrebbe cambiare tutto. Infatti le regole che ammettono il pagamento differito del TFS agli statali potrebbero presto essere dichiarate illegittime dai giudici della Corte Costituzionale. La sentenza della Consulta è attesa il prossimo 10 maggio ed è vero che attualmente i lavoratori del pubblico impiego attendono anche più di un quinquennio prima di vedersi accreditata la liquidazione. Ecco perché sono stati tanti finora i ricorsi dei lavoratori contro un meccanismo che va di fatto a loro danno.
La prospettiva però sorride ai dipendenti citati. Infatti, se come probabile le regole sul pagamento differito del TFS previste durante il governo Monti saranno dichiarate illegittime dai giudici supremi, allora lo Stato dovrà individuare quei miliardi di euro che servono per versare i TFS non ancora pagati agli aventi diritto.
Ribadiamo infine che, al momento, in tema di anticipo TFS per iscritti al Fondo Credito Inps, l’anticipazione del Trattamento di Fine Servizio dal primo febbraio scorso permette agli iscritti alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali di conseguire l’ammontare del TFS maturato, al netto di interessi e spese, ad un tasso d’interesse pari all’1%. Per maggiori informazioni rinviamo comunque alla pagina web ad hoc sul sito dell’istituto di previdenza.
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