Riforma fiscale tra gli obiettivi dell’Esecutivo ed uno dei punti chiave potrebbe essere l’azzeramento dell’Iva su alcuni alcuni prodotti. Ma il Governo sta valutando la fattibilità economica dell’operazione.
A breve potrebbe farsi largo una proposta rientrante nella prossima riforma fiscale, che includerebbe l’Iva a zero su pane, pasta e latte.
Per il momento siamo ancora sul terreno delle ipotesi però l’idea circola negli ambienti delle istituzioni e potrebbe anche concretizzarsi, sulla spinta di un carovita che impone di trovare misure di sostegno per la collettività.
Di fatto oggigiorno fare la spesa al supermercato è sempre più complicato, e pertanto una maxi agevolazione fiscale – come quella appena accennata – sicuramente sarebbe gradita alla totalità dei consumatori italiani. Inoltre non andrebbe affatto contro le norme dell’Unione Europea. Cerchiamo di capire quanto sia fondata l’ipotesi e quali potrebbero essere le prospettive.
Azzeramento Iva: l’ipotesi non andrebbe contro le regole UE
Come appena accennato, sta circolando l’ipotesi di azzerare l’Iva su determinati beni alimentari di prima necessità e ci riferiamo anzitutto a pane, latte e pasta. Ciò peraltro sarebbe compatibile con le regole UE, che prevedono l’aliquota zero e non escludono affatto uno scenario di questo tipo.
Il Ministero dell’Economia sembra possibilista sull’argomento anche se ha recentemente affermato che bisogna lavorarci sopra. La linea è dunque quella della prudenza rispetto alla citata idea della maxi agevolazione fiscale del taglio drastico dell’imposta sul valore aggiunto – quanto meno su alcuni beni di prima necessità.
Al momento, nell’ipotesi di riforma del Fisco alla quale l’Esecutivo sta lavorando in questi giorni, non sarebbe affatto improbabile la comparsa di norme sull’azzeramento dell’Iva su alcuni prodotti di prima necessità. Questo, come accennato, nel quadro di una riforma che dovrebbe essere portata la prossima settimana in Consiglio dei Ministri.
Più probabile l’ipotesi di nuove aliquote più omogenee
Il tema dell’Iva resta ovviamente assai delicato perché, insieme all’Irpef, si tratta di un’imposta chiave per le entrate dell’Erario. Non sorprende dunque che l’Esecutivo resti prudente, in quanto ogni intervento su questo fronte impone la mobilitazioni di risorse non indifferenti.
Ecco allora che maggiori chance di attuazione potrebbe avere l’ipotesi di rendere omogenee le aliquote di determinati prodotti, come ad esempio gli alimenti, i quali in determinate circostanze godono di aliquote differenziate. La volontà del Governo sarebbe allora quella di renderle quanto più uniformi possibile.
In una bozza della delega al Governo per la riforma fiscale si trova scritto che è opportuno razionalizzare il numero e la misura delle aliquote Iva in base ai criteri disposti dalle regole UE, allo scopo di prevedere una tendenziale omogeneizzazione del trattamento Iva per i beni e servizi similari, i quali meritano un’agevolazione ad hoc poiché rivolti a soddisfare le esigenze di maggior impatto per la collettività.
Legge delega per la riforma fiscale: revisione dell’Iva alle porte
La riforma fiscale 2023 giungerà in Consiglio dei Ministri la prossima settimana e nei lavori in oggetto potrebbe dunque avere spazio anche l’azzeramento dell’Iva su alcuni prodotti alimentari di prima necessità. D’altronde la legge delega per la riforma fiscale è sul tavolo del governo, il quale si prepara ad un cruciale CdM la prossima settimana.
Non c’è esclusivamente la riforma dell’Irpef con tre scaglioni e aliquote inferiori, ritenuta il primo step verso la flat tax. La riforma fiscale guarda dunque anche alla normativa Iva riveduta e corretta, per ridare razionalità al quadro dei panieri. Prevista anche una rivisitazione delle norme sulle operazioni esenti per allinearle a quelle comunitarie, una revisione del regime delle detrazione Iva ma anche un iter più rapido e più veloce per gli iter dei rimborsi a cittadini e imprese.
Positiva la valutazione del Codacons sul tema dell’azzeramento dell’Iva su alimentari e beni di prima necessità, perché questo comporterebbe risparmi diretti fino a 300 euro all’anno per famiglia. Ma come accennato sembra più fattibile la possibilità di rendere omogenea l’aliquota fatta valere sugli alimenti i quali, in determinate ipotesi, vedono applicate aliquote diverse. Staremo dunque a vedere quali saranno gli sviluppi in Consiglio dei Ministri.