Il principio di una tassazione agevolata per le imprese virtuose parte dall’IRES. Ecco cosa succederà a partire dall’1 gennaio 2024.
Una branca della riforma fiscale riguarderà direttamente le società. E lo farà attraverso una serie di messe a punto della tassazione per tutti quei soggetti tenuti al versamento dell’IRES.
Si tratta, nello specifico, dell’Imposta sul Reddito delle Società non progressiva e, per questo, soggetta a un’aliquota costante per tutti i soggetti definiti “passivi” tenuti al pagamento. Nella maggior parte dei casi, in sostanza, l’importo versato sarà il medesimo a prescindere dal reddito effettivamente prodotto, con calcolo dell’aliquota sulla base imponibile. L’obiettivo (o meglio, uno degli obiettivi) della riforma è proprio la riduzione dell’aliquota per coloro che investono in beni e lavoro e che non distribuisce gli utili. La Legge delega approvata dal Governo, in sostanza, strizza l’occhio alle imprese, affiancando alla revisione della tassazione preista per le persone fisiche un processo riformistico incentrato anche sulle società e sugli enti equiparati. In pratica, la nuova IRES andrebbe ad agire su due segmenti separati, facenti riferimento l’uno al versamento con aliquota piena e l’altro a una tassazione agevolata riferita però solo a determinati soggetti.
In particolare, dalla riorma saranno interessati coloro che, inestendo nell’azienda in termini di beni strumentali e orza loro, puntano in modo deciso allo siluppo produttio e alla crescita del rapporto tra produttiità e posti di laoro. Per tali imprese, la delega fiscale interviene ainché le procedure di tassazione non engano solo sempliicate ma anhe adeguate ai sistemi virtuosi per la determinazione del reddito d’impresa. Ulteriori modiiche riguarderanno la disciplina di deducibilità degli interessi passii, oltre che sulla reisione dei attori che comportano sia l’aumento che la diminuzione in unzione del reddito ciilistico e fiscale.
IRES, quando scatta il taglio: ecco il piano della riforma
Il piano di intervento sull’IRES riguarda, in buona sostanza, l’obiettivo fissato dal Governo Meloni sulle agevolazioni preiste per le imprese che si impegnano nell’assunzione di nuovi dipendenti e produce nuovi investimenti. A partire dall’1 gennaio2024, una prima parte della riforma interterrà con l’imposta globale minima preista per le multinazionali, pari al 15%. Dopodiché, il sistema delle due aliquote cercherà di agevolare il pagamento e, per estensione, l’adeguamento dell’imposta alle arie aziende, premiando quelle maggiormente attive sul piano delle prerogative preiste dalla riforma. Saranno due le condizioni da tenere in considerazione se l’obiettivo fosse l’ottenimento di un’aliquota agevolata:
- la somma corrispondente al reddito dovrà essere impegnata in investimenti e assunzioni;
- gli utili non dovranno essere destinati ad attività esterne all’esercizio di impresa.
Un aspetto peculiare dell’aliquota agevolata sull’IRES riguarda il periodo d’applicazione. La riduzione tramite incentivo fiscale, infatti, interverrà prima dell’investimento stesso (o delle assunzioni), a patto che questo avvenga entro i due periodi di imposta successivi a quello di produzione del reddito sul quale l’aliquota è stata applicata. La seconda condizione, invece, sarà espletabile nella misura in cui l’azienda procederà alla propria patrimonializzazione. In caso uno dei due requisiti (o entrambi) venissero a mancare, al seguente periodo di imposta l’IRES sarà calcolata in forma totale con assoggettamento alla differenza tra quella ordinaria e quella ridotta applicata nell’anno precedente.
Reddito di impresa: la semplificazione
Nel rispetto del principio di semplificazione, la riforma della tassazione alle imprese andrà a prevedere la rideterminazione dei processi di razionalizzazione del reddito di impresa. L’obiettivo, in questo caso, è la riduzione degli adempimenti amministrativi a carico delle società. I fattori decisivi saranno da un lato il potenziamento dei processi di prossimità tra i valori civilistici e quelli fiscali; dall’altro, una semplificazione della normativa sulle variazioni in aumento o diminuzione su utile o perdita d’esercizio. Lo scopo finale è mettere un argine al gap tra disciplina fiscale e civilistica, tenendo presente il principio di neutralità fiscale prodotto dalla riorganizzazione aziendale.