Dalla recente crisi delle banche nascono nuove opportunità di investimento, e gli esperti di mercati lo sanno bene. Ecco su cosa puntare in questo delicato periodo.
Nelle ultime settimane il mondo della finanza sta vivendo un periodo di forti turbolenze ed incertezza. Al fallimento di Silicon Valley Bank, con le autorità americane che hanno tempestivamente garantito ai clienti l’accesso ai depositi e la sicurezza dei fondi, è seguito il tracollo di Credit Suisse, istituto salvato in extremis dall’intervento di UBS ma con ricadute sulle tasche di ogni cittadino elvetico.
Una situazione che certamente non fa bene all’immagine dei mercati, tanto che si è verificata una vera e propria fuga degli investitori dagli asset più propriamente finanziari.
Perciò la domanda che ci si può porre proprio ora con una certa dose di timore è la seguente: dove investire con la crisi delle banche? Quali sono le asset-class su cui orientarsi per evitare brutte sorprese? Nel corso di questo articolo cercheremo di dare risposta, pur nella consapevolezza che prevedere con sicurezza gli scenari finanziari è operazione sempre impossibile. I dettagli.
Nei mercati le crisi rappresentano fasi che si manifestano ciclicamente e per questo bisogna sapersi adattare, senza subire eccessivamente preoccupazioni o un possibile scoraggiamento. Gli analisti sembrano concordi su un punto: nonostante le vicende SVB e Credit Suisse e le ricadute successive sui mercati, è vero che fin dal primo giorno di quella che potrebbe essere anche l’inizio di una crisi più ampia, ci sono state asset-class ovvero categorie di strumenti finanziari, che hanno registrato un andamento positivo o anche molto positivo.
Perciò non deve sorprendere che gli investitori più accorti e tempestivi abbiano già avviato operazioni di ricalibrazione dei loro portafogli, tenuto conto delle ultime novità e movimenti. Gli asset che vanno oggi per la maggiore sono infatti i beni rifugio classici (pertanto non solo oro ma anche argento e pietre preziose) e i titoli di Stato di paesi virtuosi e stabili dal punto di vista finanziario.
Anche i trader tornano ad essere molto attivi perché, a differenza di quanto avvenuto lo scorso anno, ciò che sta emergendo in detta fase di crollo delle banche è il ritorno operativo di questi professionisti da tempo fermi, che sfruttano infatti i nuovi trend di investimento generati in un periodo di turbolenza dei mercati.
D’altronde si sa che nel mondo della finanza un trader è un operatore che compie compravendita di strumenti finanziari, quali azioni, obbligazioni, e derivati sulle varie borse valori e su altri mercati mobiliari in suo nome. Di fatto egli effettua scelte autonome e di responsabilità, avendo una profonda conoscenza dei mercati e della finanza e sfruttando quindi a suo favore anche periodi come questo.
Come dicevamo poco sopra, gli asset premiati oggi sono i beni rifugio classici ma anche nuovi beni rifugio quali Bitcoin e altre crypto a maggiore capitalizzazione. Essi sono in grado di fare presa non soltanto sui professionisti dell’investimento quali i trader che, infatti, stanno riducendo la loro esposizione al settore bancario, ma anche sugli investitori scesi in campo proprio per sfruttare a loro favore le nuove tendenze legate alla crisi delle banche.
E se ci si domanda se le criptovalute possono essere oggi considerate davvero “beni rifugio”, rispondiamo che esse sono viste ormai da più parti come un’alternativa ai tradizionali beni di questo tipo come l’oro e i titoli di Stato. Ma è pur vero che questa affermazione è stata spesso oggetto di dibattito e controversia.
Certo è che una delle ragioni per le quali le criptovalute sono state ritenute beni rifugio è la loro natura decentralizzata e l’assenza di controllo da parte di autorità centrali. Ciò ha portato non pochi investitori a ritenere le criptovalute un modo per tutelare i propri soldi da possibili crisi finanziarie o instabilità politiche.
Alla luce di quanto abbiamo visto finora, fondamentalmente in questo periodo non sta avvenendo niente di eccezionale o impensabile, se non il classico ritorno ai beni rifugio classici che caratterizza ogni fase di crisi finanziaria. Ecco perché l’aumento del prezzo dell’oro e dell’argento non sono da considerarsi eventi inattesi mentre in qualche modo sorprende il rally del Bitcoin il quale, evidentemente, piano piano sta divenendo una sorta di bene rifugio virtuale e sempre più sta perdendo il connotato di asset di pura speculazione, così com’era considerato alle origini.
Ed è vero che investire su asset-class ben distinte tra loro come le commodities e le criptovalute è nei tempi odierni molto meno complesso rispetto ad alcuni anni fa. Basti pensare a broker come eToro che consentono da un solo account di investire su oro, argento e Bitcoin attraverso i CFD.
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