Il sistema presidenziale italiano non lascia indietro casalinghe e casalinghi. Per loro, c’è una contribuzione in orma volontaria.
Non lavorare e, di conseguenza, non percepire una retribuzione potrebbe non essere un semplice caso di sfortuna. Non di rado, infatti, le circostanze della ita impongono scelte drastiche in tal senso, per la necessità di riuscire a conciliare la ita quotidiana in ambito professionale con le esigenze della famiglia.
Potrebbe quindi accadere che, per decisione imposta dalle circostanze, un contribuente decida di fare dell’ambiente domestico il proprio luogo di lavoro. E, nella fattispecie, il passo riguarda in modo particolare le donne, ossia coloro che, a parità di condizioni, si assumono l’onere di rinunciare al proprio lavoro per badare alla casa e alla famiglia. Al momento, secondo i dati Istat, in Italia più di 7 milioni di donne si dichiarano casalinghe. Tra queste, il 41% ha più di 60 anni, l’8% meno di 35. Tenendo conto di tale circostanza come di una scelta operata in ottemperanza ai doveri di cura della casa e della famiglia, negli anni il sistema previdenziale italiano è stato adeguato affinché anche le cosiddette casalinghe possano beneficiare di un trattamento di natura pensionistica. Anche se, chiaramente, basato su una contribuzione di tipo volontario.
La condizione essenziale è l’iscrizione al Fondo Casalinghe e Casalinghi, attraverso il quale sarà possibile procedere al versamento della contribuzione, tenendo presente che i contributi destinati al catino previdenziale in questione rientrano nella deduzione della Dichiarazione dei redditi. In sostanza, il meccanismo pensionistico tiene conto anche di chi ha solto per la maggior parte della propria ita delle mansioni puramente domestiche. Il che, chiaramente, presume sia la cura della propria abitazione che della famiglia, inclusa l’assistenza a eventuali disabili. In questo senso, la possibilità di ottenere una rendita tramite una contribuzione volontaria punta a premiare coloro che, in qualche modo, hanno rinunciato per tali ragioni a una regolare carriera lavorativa. O comunque a dei contributi versati tramite lavoro dipendente.
Fondo Casalinghe: come funziona la pensione per chi lavora a casa
Il Fondo destinato alle casalinghe e ai casalinghi è interamente gestito dall’Inps. Assume quindi una natura prettamente previdenziale, alla stregua di qualsiasi altro trattamento pensionistico. Come detto, però, l’adesione non costituisce un obbligo. Gli aderenti, in pratica, rappresenteranno altrettanti contribuenti volontari, la cui attività domestica sarà comunque compatibile con un lavoro part-time. Si tratta, in buona sostanza, di una pensione di vecchiaia, maturabile al compimento dei 67 anni (ossia l’età anagrafica per il regolare trattamento di anzianità) oppure dei 57, qualora i versamenti abbiano riguardato almeno 60 mesi. Trattandosi di un meccanismo interamente basato sulla contribuzione volontaria, qualora la potenziale pensionanda (o il pensionando) non avesse provveduto al versamento di alcuna quota a mo’ di cassetto previdenziale, il trattamento non potrà essere riconosciuto.
I requisiti
La normativa vigente sulla pensione destinata alle casalinghe inquadra formalmente la figura. Nello specifico, si fa riferimento a coloro che “si occupano della gestione della casa e della famiglia”. E, chiaramente, il concetto è esteso sia a donne che a uomini. Nessun luogo comune quindi, ma un riconoscimento fondato sullo svolgimento delle mansioni domestiche, equiparate a un ero e proprio lavoro. Saranno tuttavia necessari alcuni requisiti fondamentali, oltre al versamento contributivo:
- età compresa tra i 16 e i 65 anni, con iscrizione obbligatoria all’Inail al compimento della maggiore età;
- non detenere un vincolo di subordinazione nello svolgimento delle mansioni familiari;
- non figurare come lavoratrice/lavoratore autonoma/o;
- nessuna iscrizione a una cassa previdenziale e assenza di regolare contribuzione;
- non titolarità di pensione diretta
Importi e modalità di versamento
Accanto a tali prerogative, andrà considerata la presenza di un minimo contributivo richiesto (ossia 25,82 euro). L’Inps conteggia i contributi mensilmente. Questo significa che qualunque cifra versata sarà ripartita per mensilità, le quali contribuiranno al cumulo contributivo. Questo tenendo sempre conto della variabilità delle cifre. Va ricordato, però, che in caso di eccedenza sui versamenti di un determinato anno, le quote maggioritarie non passeranno a quello successivo ma rafforzeranno l’importo complessivo della pensione del periodo di riferimento. I contributi, previa iscrizione al Fondo Casalinghe e Casalinghi, andranno versati tramite bollettino postale.