La pensione di vecchiaia è oggetto di un diritto che scatta al ricorrere di alcuni ben precisi requisiti. Vediamo quali sono e se il diritto all’assegno previdenziale si cristallizza, oppure no.
Le questioni in tema di previdenza non mancano mai, se teniamo conto che l’apparato di regole in materia spicca per complessità ed articolazione.
Insomma non a tutti sono chiare le risposte ad alcune legittime domande in fatto di pensione e c’è ad esempio chi si chiede se, in ambito di pensione di vecchiaia, il diritto ad ottenerla possa ‘cristallizzarsi’ nel tempo.
Ci riferiamo a quei casi in cui il lavoratore, dopo aver raggiunto il requisito anagrafico e contributivo per la pensione di vecchiaia, si domanda se può scegliere in ogni momento successivo – oppure no – di fare domanda di pensionamento. Può farlo quando vuole oppure ha qualche obbligo a riguardo? Il diritto si cristallizza oppure c’è il rischio di perdere l’accesso al pensionamento? A queste importanti domande che interessano un vastissimo numero di lavoratori e lavoratrici, risponderemo di seguito e nel corso di questo articolo – non prima però di aver ricordato in breve cosa sono pensione di vecchiaia e pensione anticipata e come distinguerle. I dettagli.
Pensione di vecchiaia e pensione anticipata: il contesto di riferimento
Onde rispondere con completezza al quesito in apertura, vediamo insieme – in estrema sintesi – come funzionano pensione di vecchiaia e pensione anticipata, secondo le regole della riforma Fornero. Si tratta dei due canali ordinari di cui alla citata riforma, i quali hanno le seguenti caratteristiche chiave:
- la pensione di vecchiaia prevede due requisiti, quello anagrafico – almeno 67 anni di età – e quello contributivo – almeno 20 anni di contributi regolarmente versati;
- la pensione anticipata, invece, si rivolge a chi ha una carriera lavorativa significativamente più lunga, ovvero almeno 41 anni e 10 mesi di contributi regolarmente versati per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini. Per la pensione anticipata non ha rilievo l’età.
In particolare, il requisito anagrafico della pensione di vecchiaia sarà invariato fino al 31 dicembre 2024, a causa della pandemia che ha accresciuto la mortalità e resi nulli i due adeguamenti previsti per il primo gennaio 2021 e il primo gennaio 2023.
Da notare inoltre che specialmente le donne oggi scelgono la pensione di vecchiaia come canale di pensionamento ed uscita dal mondo del lavoro. Il motivo è semplice: il requisito d’accesso è rappresentato da un numero ridotto di contributi versati e proprio le donne sono spesso coloro che hanno carriere discontinue, per via della maternità, della precarietà e del lavoro di cura ed assistenza in ambito domestico.
Sì alla cristallizzazione del diritto alla pensione di vecchiaia
Ebbene veniamo al punto. La risposta alla domanda di cui all’inizio del nostro articolo è senza dubbio positiva. Dopo il raggiungimento dei requisiti di pensione di vecchiaia, 67 anni e 20 di contributi, sussiste la possibilità di poter decidere in ogni momento posteriore di presentare domanda di pensionamento. In altre parole, il diritto relativo si cristallizza e non vi sono particolari scadenze da rispettare per usufruire del meccanismo di uscita dal mondo del lavoro.
Pensiamo ad es. al caso di chi, come lavoratore o come lavoratrice, maturi i requisiti per la pensione di vecchiaia nel corso di quest’anno – appunto 67 anni di età e 20 anni di contributi. Ebbene, laddove detta persona ottenga detti requisiti nel 2023 potrà aver accesso alla pensione facendo la relativa domanda anche negli anni successivi, ovvero in qualsiasi momento. La legge vigente infatti non pone specifiche condizioni o vincoli in proposito.
Attenzione alla terza condizione per l’accesso alla pensione di vecchiaia
Non dimentichiamo che con l’entrata in vigore del d. lgs. 201/2011, convertito con modificazioni, dalla legge 214/2011 (c.d. legge Fornero) il legislatore ha varato una rilevante riforma del sistema pensionistico italiano, che ha previsto l’aumento dei requisiti per l’accesso alla pensione.
E proprio in riferimento alla citata legge, c’è in verità un terzo requisito previsto sulla scorta del quale, per poter andare in concreto in pensione, l’ammontare dell’assegno maturato deve essere uguale almeno a una volta e mezza l’ammontare dell’assegno sociale. Abbiamo che l’ammontare dell’assegno sociale 2023 corrisponde a 503,27 euro e, pertanto, per avvalersi della decorrenza effettiva della pensione di vecchiaia ed accedere alla prestazione, il lavoratore o la lavoratrice debbono aver conseguito il diritto ad un trattamento previdenziale uguale ad almeno 755 euro, insieme agli altri due requisiti sopra esposti, ovvero quello contributivo e quello anagrafico.
In ipotesi contraria l’interessato o l’interessata sarà costretta a proseguire con il versamento dei contributi per aumentare l’ammontare della pensione fino al minimo indicato. Alternativamente occorrerà attendere di compiere 70 anni, perché da quella soglia anagrafica non opera più il requisito minimo di pensione maturata.