Brutte notizie per chi ha una caldaia a gas e vorrebbe continuare ad usarla. Infatti questi strumenti per il riscaldamento non potranno essere più venduti a partire dal 2029, così come imposto dai nuovi divieti che arrivano da Bruxelles.
Novità assai significative per quanto riguarda le caldaie a fonti fossili, la cui vendita e installazione saranno di fatto vietate.
Che cosa cambierà in futuro? Ebbene oltre a questo stop, la novità è che rimarranno sul mercato in particolare le pompe di calore elettriche e gli apparecchi ibridi (pompa di calore + caldaia a gas). L’Unione Europea vuole infatti introdurre requisiti di efficienza minimi per il mercato europeo che nessun apparecchio esistente è in grado di soddisfare.
In buona sostanza tutte le caldaie a gas sarebbero tagliate fuori dal mercato ed è chiaro che un divieto del genere potrebbe causare gravi ripercussioni sull’industria italiana, che ha puntato molto finora su questi strumenti. Ricadute pesanti anche per le famiglie italiane – tenuto conto che nel nostro paese sono presenti circa 19 milioni di caldaie a gas. Insomma che cosa ci aspetta nei prossimi anni? Proviamo a fare chiarezza nel corso di questo articolo.
Stop caldaie a gas dal 2029: la bozza di revisione del regolamento che non lascia dubbi
Come accennato in apertura, gli ultimi aggiornamenti in fatto di commercializzazione delle caldaie faranno storcere il naso a non poche persone. Peraltro questa volta il divieto di vendita per tutte le caldaie a gas, a partire dal primo settembre del 2029 sarà direttamente operativo – senza bisogno di un provvedimento di attuazione a livello nazionale.
Proprio così, non una direttiva UE recante norme generali e di principio da essere poi recepite a livello nazionale, ma un regolamento UE che, si sa, è direttamente applicativo negli Stati membri dell’Unione – Italia inclusa. Chiaro che una novità di questo tipo non potrà che essere un terremoto per tutta una linea di produzione nazionale che finora era basata proprio sulla vendita e utilizzo di caldaie a gas.
Come accennato sopra, l’industria italiana che produce componenti per impianti termici potrebbe patire gravi danni economici proprio per il divieto di commercializzazione delle caldaie a gas.
Ciò di cui stiamo parlando è incluso nella bozza di revisione del regolamento 813/2013/UE (il cd. Ecodesign). Pertanto non siamo ancora innanzi ad un documento ‘definitivo’, anche se l’orientamento che emerge in materia di caldaie a gas, è piuttosto netto.
Il successivo passo sarà la discussione della bozza nell’ambito di un Consultation forum della Commissione europea in programma il 27 aprile prossimo.
Previsti requisiti di efficienza minimi per il mercato europeo
Il blocco del mercato e dell’utilizzo delle caldaie a gas è appunto indicato in una nuova bozza del regolamento Ecodesign, che intende varare nuovi requisiti di efficienza minimi ed ‘ecologici’ per il mercato del continente.
Ma quali sono questi requisiti di efficienza minimi, previsti dalla bozza del regolamento Ecodesign che sicuramente farà parlare e discutere a lungo? Ebbene, il testo indica un limite minimo di efficienza stagionale per la categoria delle caldaie corrispondente al 115%. Tradotto in termini pratici nessun apparecchio esistente è capace di rispettare l’appena citato requisito, con la conseguenza della futura illegalità di tutte le caldaie a gas.
Nessun dubbio a riguardo: si tratta di un valore che nessuna caldaia, né a gas né a idrogeno, né tanto meno a gasolio, è in grado di toccare. Sul mercato resterebbero invece, oltre agli impianti a fonti rinnovabili, esclusivamente le pompe di calore – sia elettriche che a gas o ibride e forse qualche impianto di cogenerazione ad elevata efficienza.
Perplessità delle associazioni italiane legate al gas e alla caldaistica
Se ci si chiede dunque quali saranno le alternative per le famiglie che vorranno riscaldarsi in conformità ai nuovi parametri UE, rispondiamo che certamente gli utilizzi di caldaie ibride e di caldaie certificate per funzionare con combustibili rinnovabili costituiranno le sostanziali alternative al sistema tradizionale del riscaldamento con caldaia a gas.
Come fatto notare dagli osservatori più attenti e dagli esperti di energia, il rinnovamento forzato dei sistemi di riscaldamento nelle abitazioni potrebbe andare a compromettere la competitività dell’industria italiana, come anche contribuire a generare difficoltà economiche e sociali per le famiglie italiane, a causa dell’aggravio dei costi.
E non stupisce allora la posizione delle associazioni italiane legate al gas e alla caldaistica. Infatti Proxigas, Assogasliquidi, Assotermica, Federcostruzioni, Ance e Applia Italia, in una nota diffusa alcuni giorni fa, hanno espresso forte preoccupazione e rischi di ingenti danni economici per il comparto. Non resta che attendere gli sviluppi della discussione attorno alla citata bozza, tenendo anche conto del fatto che in Germania il percorso per impedire l’installazione di nuove caldaie a fonti fossili è iniziato proprio in questi giorni, con una proposta di legge del Governo tedesco che mira a metterle al bando dal prossimo anno.