Ultimamente è stata fatta una scoperta scioccante: la carenza di vitamina D aumenterebbe il rischio di infezione da Covid-19 e non solo.
La vitamina D svolge diverse funzioni. La principale è quella di favorire il processo di mineralizzazione delle ossa. Ma la vitamina D svolge anche altre importanti funzioni, come aumentare l’assorbimento intestinale del fosforo e del calcio e diminuire i livelli di calcio nell’urina.
Purtroppo, può accadere che per diverse ragioni un soggetto abbia carenza di vitamina D. Spesso questa condizione è legata ad un fattore genetico e anagrafico. In ogni caso, è stata riscontrata un’insolita correlazione tra la carenza di vitamina D e l’aumento del rischio di infezione da Covid 19, nella forma più severa.
Tutto ciò spiegherebbe anche le ragioni dell’ampia diffusione del covid-19, soprattutto se si considera che nel mondo ci sono circa un miliardo di persone affette da carenza di vitamina D.
Carenza di vitamina D: cos’è e come si diagnostica
La carenza di vitamina D è determinata da un’sufficiente presenza di livelli di vitamina D nell’organismo. Secondo alcuni studi condotti dalla Università di Harvard: circa un miliardo di persone al mondo soffrono di carenza di vitamina D. Dunque, questa condizione è piuttosto diffusa e riguarda un po’ tutti i paesi.
La vitamina D è una sostanza che viene introdotta attraverso l’alimentazione e per poi essere sintetizzata dall’organismo. Purtroppo può accadere che, pur avendo un’alimentazione bilanciata, un soggetto possa andare incontro ad una carenza di tale vitamina. Le ragioni possono essere genetiche o anagrafiche. Fatto sta che avere livelli bassi di vitamina D, può comportare una serie di problemi da non non sottovalutare.
Fermo restando che in condizioni normali una adeguata esposizione alla luce solare dovrebbe essere sufficiente a soddisfare il fabbisogno di vitamina D dell’organismo, senza dimenticare di applicare una protezione epidermica contro i raggi UV.
Qual è il legame con il long-covid
In base ad alcuni recenti studi si è scoperto che i soggetti che hanno una carenza di vitamina D mostrano fattori di rischio maggiori per l’infezione da Covid 19. Inoltre, i suddetti soggetti hanno anche un rischio più elevato di sviluppare una forma più severa della malattia.
Questi dati emergono da uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale The Journal of clinical endocrinology & metabolism. Gli studi hanno dimostrato che i pazienti affetti da long-covid stesso presentano anche i livelli di vitamina D insufficienti.
Anche all’ospedale San Raffaele, i ricercatori hanno eseguito test ematochimici, che hanno evidenziato una correlazione tra insufficienti livelli di vitamina D e la malattia.
Per condurre questo studio sono stati selezionati pazienti affetti da una condizione acuta da Covid-19. I risultati hanno evidenziato come i pazienti affetti da long-covid abbiano spesso livelli insufficienti di vitamina D, rispetto a coloro che non ne soffrono.
Inoltre, è stato notato che l’impatto maggiore sia soprattutto sulla sfera neuro cognitiva: basti livelli di vitamina D aumentano il rischio di long-covid e di sviluppare la sindrome. Tutto ciò conferma ancora una volta quanto questo ormone sia importante per il sistema immunitario del nostro corpo.