Cosa dice la Legge sul prelievo massimo giornaliero al Bancomat o presso uno sportello della banca? Il dubbio è se si rischiano controlli del Fisco.
I controlli fiscali spaventano gli italiani. Temono che un errore o una disattenzione possano destare l’attenzione del Fisco e far scattare accertamenti dovendo, poi, giustificare i propri comportamenti. Vediamo come evitare di finire sotto i riflettori.
Tra il 2024 e il 2026 arriveranno agli italiani 3 milioni di lettere di compliance secondo il Piano Integrato di Azioni e Attività che l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato. Queste lettere preventive serviranno per agevolare il dialogo tra Fisco e contribuente e per permettere ai cittadini di regolarizzare la propria posizione. I controlli fiscali inizieranno dalla fase di interlocuzione in modo tale da spingere i contribuenti verso una regolarizzazione spontanea prima che si proceda con l’emissione dell’avviso bonario.
Il Fisco punta a contrastare le irregolarità fiscali e prevede 320 mila controlli sulle imposte diretti, l’IVA, l’IRAP, sui contributi a fondo perduto. Gli strumenti che utilizzerà per accertare incongruenze e dimenticanze sono numerosi. Ora c’è anche l’Intelligenza Artificiale ad aiutare l’Agenzia delle Entrate nell’individuare possibili evasori e nel registrare movimenti sospetti.
I limiti di prelievo da non superare, esistono davvero?
La Legge non prevede limiti di prelievo dei contanti dal conto corrente ma un tetto massimo di pagamento con i contanti ossia 5 mila euro. Sono gli istituti di credito ad imporre soglie ai propri clienti in relazione al prelievo con il Bancomat, cosa c’entra quindi il Fisco? Le banche fissano limiti tra i 250 e i 1.000 euro al giorno e di massimo 3 mila euro al mese mentre non ce ne sono per il prelievo presso lo sportello della propria banca. Per evitare che manchi la liquidità necessaria in filiale, però, è meglio avvisare qualche giorno prima l’istituto in caso di ingente prelievo.
C’è da prestare attenzione, però, alla normativa antiriciclaggio. Impone alla banca di chiedere al cliente il motivo di un prelievo se superiore a 10 mila euro al mese. Tale limite obbliga l’istituto di credito a segnalare l’operazione all’Unità di Informazione Finanziaria presso la Banca d’Italia. Se la risposta non sarà soddisfacente allora scatteranno ulteriori indagini. Ricapitolando, sopra i 10 mila euro di prelievi mensili scattano gli accertamenti per il correntista. L’UIF, infatti, segnalerà l’evento all’Agenzia delle Entrate e potrà chiedere anche approfondimenti alla Guardia di Finanza. Lo scopo è capire se c’è o meno evasione fiscale da parte del contribuente.