Siamo arrivati a questo punto: a chiedersi cosa fare in caso di esplosione nucleare. Abbiamo bunker operativi in Italia? La risposta non è confortante.
Mentre in Svizzera ci sono più di 5000 bunker antiatomici pubblici e centinaia di migliaia di altri rifugi, in Italia siamo totalmente allo scoperto.
La guerra in Ucraina ci ha trasportati nell’incubo peggiore che potessimo vivere: il rischio di una guerra atomica. Tra lo sconcerto, l’incredulità e le dichiarazioni degli “attori protagonisti”, ormai il “tema nucleare” è stato completamente sdoganato. Ma a che punto siamo in Italia con la sicurezza? Ciò che si evince dalle dichiarazioni ufficiali non è affatto rassicurante.
Stiamo tutti pendendo dalle labbra dei personaggi che mandano avanti – volenti o nolenti – questa guerra. Biden, Zelensky, Putin e tutti gli altri governatori dei Paesi coinvolti.
Il Presidente degli Stati Uniti, in più dichiarazioni, ha ammesso che siamo sempre più vicini “all’Armageddon Nucleare” e che non esclude l’utilizzo per primo di bombe atomiche.
Il Ministro degli Esteri russo, che finora ha avuto un atteggiamento piuttosto diplomatico e cauto, ha recentemente ammesso di non poter più tacere sull’argomento nucleare.
Zelensky chiede chiaramente alla NATO di attaccare per primi la Russia, e lo fa in diverse dichiarazioni ufficiali. Von Der Leyen ha diffuso la sua opinione, sicura che la Russia sia un pericolo per il mondo intero e che il rischio di una guerra nucleare è sempre più concreto.
Nel mentre, oltre alle parole, si sta passando ai fatti. La NATO ha anticipato a dicembre prossimo l’aggiornamento delle testate atomiche presenti in Italia, previste precedentemente per marzo 2023. La Russia sembra che sita testando un missile nucleare nel Mar Baltico, e una potenza di fuoco atomico che raggiungerebbe l’Inghilterra in 9 minuti.
L’Europa sta stilando accordi tra 14 Paesi per realizzare uno scudo antimissili, l’European Sky Shield Initiative, ma sembra che non sarà operativo certamente a breve.
Il pensiero ormai è dunque unanime: l’Italia sarebbe in grado di fronteggiare un attacco diretto, o le conseguenze di un’esplosione nucleare nei territori vicini? Ecco qual è la situazione reale.
In Svizzera più di 5000 Bunker antiatomici, e in Italia? Cosa fare in caso di esplosione nucleare
Mentre i popoli di tutto il mondo hanno paura e si chiedono cosa succederebbe in caso di guerra nucleare, la Svizzera è già pronta. Questo piccolo-grande Paese vanta la bellezza di circa 300 mila bunker che si trovano sotto gli edifici e altri 5000 rifugi pubblici. Ciò non è stato ovviamente realizzato in tempo record, ma è il risultato di una Legge degli anni ’60, che invitava la popolazione a proteggersi secondo precise disposizioni. Ad esempio, di “disporre di un posto protetto raggiungibile in tempo utile dalla sua abitazione” o ” realizzare ed equipaggiare rifugi in tutti i nuovi edifici abitativi“.
Queste costruzioni già esistenti sono in grado, dunque, di proteggere il 100% della popolazione svizzera, e avanzerebbero anche dei posti. E in Italia? La situazione è diametralmente all’opposto. Il nostro Paese “vanta” bunker antiatomici risalenti alla Seconda Guerra Mondiale, alcuni dei quali sono aperti al pubblico a mo’ di Museo.
Parliamo ad esempio del Bunker di Villa Torlonia, Roma; di quello sotto Palazzo Venezia, sempre a Roma; del Bunker di Vittorio Emanuele III a Villa Ada o del Bunker Soratte (quest’ultimo a circa 45 km dalla Capitale).
Da Nord a Sud possiamo “contare” su dei cimeli mai “rispolverati”. I Bunker più noti si trovano in molte Regioni, come ad esempio il bunker Breda, a nord di Milano. Oppure, sempre nel capoluogo lombardo, c’è il Rifugio 87, che si trova sotto ad una scuola elementare o altri rifugi sparsi bella zona della Stazione Centrale.
In Trentino Alto Adige, troviamo invece un bunker-museo, il Gamper Bunker, che risale agli anni ’40. A Torino, sotto la nota Piazza Risorgimento, esiste un bunker in grado di ospitare poco più di un migliaio di persone. A Napoli c’è un tunnel che risale addirittura al 1853, ed è stato utilizzato fino alla Seconda Guerra Mondiale.
Il più “grande” bunker “operativo” che abbiamo in Italia si trova ad Affi, in provincia di Verona, e si chiama “West Star”. Si trova a 150 metri di profondità e potrebbe essere riattivato in un anno, poiché abbandonato dal 2010. Ma anche questo può ospitare al massimo 1000 persone.
Il piano d’emergenza italiano
Non ci resta, dunque, che rifarci alle indicazioni del Piano Nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche. Le misure previste in questo piano contemplano la mobilità in caso eventi atomici nel nostro territorio o a varie distanze. La Protezione Civile, secondo le linee guida, potrà attuare misure diverse e la popolazione, in sostanza, verrebbe invitata a rimanere in casa per almeno 2 giorni. Ai soggetti a rischio verrebbero distribuite anche le pillole allo Iodio.
Viene proprio da chiedersi: chiudere porte e finestre basterebbe a salvarci, in caso di radiazioni da bomba atomica? Molto probabilmente no.