Novità sul tema della produzione di energia pulita con un nuovo dispositivo ideato, “passivo”, in grado di generare elettricità: ecco come funziona
Energia pulita, un tema che desta grande attenzione e che si lega in questo caso alla creazione di un nuovo dispositivo in grado di generare elettricità mediante la combinazione del riscaldamento solare col raffreddamento radiativo.
La strada verso la produzione d’energia a zero emissione e h24 non si ferma e in tal senso è importante quanto realizzato da un gruppo multi istituzionale di ricercatori, i quali hanno ideato un generatore termoelettrico. Quest’ultimo è in grado di utilizzare il calore solare e il raffreddamento raditivo, al fin di generare elettricità tanto di giorno quanto di notte, con o senza nuvole.
Per quanto riguarda l’applicazione maggiormente probabilmente, questa si lega all’alimentazione per piccoli strumenti elettronici.
Jing Liu, Università di Jimei, capo del gruppo di ricerca, ha spiegato che le classiche fonti d’energia come le batterie si legano ad una capacità limitata. Quest’ultime necessitano di sostituzioni o ricariche regolare e un intervenuto in talune occasioni può essere scomodo o non sostenibile. Questi ha sottolineato che il nuovo design potrebbe proporre una soluzione di energia sostenibile e costante per piccoli device.
Energia pulita, come funzionano i generatori termoelettrici e i dettagli
Non è in assoluto una novità, la tecnologa di base dei generatori termoelettrici cui si lega la produzione di energia pulita. Tali dispositivi usano una differenza di temperature fra 2 conduttori. In molti casi tendono a produrre differenze di temperatura non stabili, oppure a non dare sufficiente elettricità. Il nuovo tipo di TEG autoalimentato va oltre tali limiti ed è in grado di ottenere calore e freddo per avere sempre una differenza di temperatura sufficientemente grande per produrre energia.
Il dispositivo impiega un assorbitore solare a banda ultralarga (UBSA), spiega Optic Express, che cattura la luce, ed un emettitore di raffreddamento radiativo planare (RCE) per il rilascio del calore. Uno riscalda un lato dello strumento, l’altro raffredda l’opposto. Visto che la potenza di riscaldamento del primo è più grande della potenza di raffreddamento del secondo alla normale intensità luminosa, gli studiosi hanno messo l’emettitore su di una vasta zona.
Nel momento in cui la luce colpisce tutto lo strumento, le parti non ombreggiate dall’UBSA prendono l’energia del sole per riscaldarsi. Al contempo l’RCE in alto comincia a raffreddarsi. L’insieme va a creare una differenza di temperatura che si converte in elettricità. Lo strumento è stato testato all’aperto in condizioni reali. È stata raggiunta un’uscita di tensione di picco pari a 166.2 mV (giornate di sole). Un valore calato a 14.7 mV (notte) e 95 mV (nuvoloso).
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